"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

giovedì 22 maggio 2008

Caparezza eroe moderno

L’uscita di ogni album di Caparezza è accompagnata sempre da grande curiosità: c’è chi la attende per rinnovare l’appuntamento con i testi intelligenti e dalla spiccata forza satirica tipici del cantante pugliese; e chi invece smania di poter scoprire le citazioni che l’artista dissemina all’interno dei video e delle canzoni stesse. In questo senso Caparezza è un perfetto esempio di autore che riesce a coniugare l’impegno con una acuta riflessione sull’immaginario transgenerazionale. Ascoltare una sua canzone non significa soltanto entrare in una realtà concreta e difficile, fatta di protagonisti vessati dalle difficoltà del vivere, ma anche intraprendere un viaggio affascinante e meraviglioso nella memoria del cinema, della televisione, dei fumetti.

Non ci stupisce quindi apprendere non soltanto che in origine la sua volontà fosse proprio quella di fare il fumettista, ma anche che il suo ultimo album Le dimensioni del mio caos nasca come “fonoromanzo”; ovvero come compendio del suo libro “Saghe mentali”: due forme espressive diverse che si intrecciano per costituire un sistema finemente intrecciato, i cui rimandi si nascondo fra le note e le parole.

Ed ecco che il primo singolo estratto dall’album (in verità diffuso dalle radio poco prima dell’uscita del CD, a mo’ di apripista) è Eroe (Storia di Luigi Delle Bicocche), che da solo è già in grado di definire perfettamente le caratteristiche del Caparezza che più ci piace. Soprattutto se l’ascolto della canzone procede di pari passo con la visione del videoclip, diretto da Riccardo Struchil (già regista per Negrita, Le Vibrazioni, Neffa e Velvet). Già perché i rimandi non sono soltanto quelli intertestuali, ma anche quelli che il “Capa” dissemina all’interno del video, che arricchisce e completa la canzone, dando vita a una precisa ricognizione sul concetto di “Eroe” nel mondo moderno.

Il brano narra infatti di un immaginario Luigi Delle Bicocche, operaio precario che, dovendo lottare giornalmente per il mantenimento della famiglia contro un mondo del lavoro vessatorio e inumano, si dimostra per questo dotato di una forza ammirevole: la battaglia infatti è infida, perché alle difficoltà tipiche della sua condizione di subordinato si uniscono le facili lusinghe dei meccanismi che promettono facili guadagni (si citano i Punti Snai, il Pachinko, i Videopoker). L’essenza è chiara: l’eroe moderno non è più quello che compie imprese sovrumane, perché è la vita stessa ad avere settato i suoi standard su un livello superiore a quello delle comuni possibilità. La lotta per la sopravvivenza diventa quindi un percorso che eleva l’uomo comune onesto a eroe.

Fin qui la lettura più immediata e semplice, che fa capo al livello “impegnato” e non risparmia frecciatine a fatti della cronaca (i privilegi giudiziari dei Savoia, l’assenteismo e i “pianisti” di Montecitorio). C’è però un secondo livello più metanarrativo, che articola la trattazione del tema attraverso citazioni più o meno esplicite: ecco quindi che Luigi da bambino sognava di diventare come Dennis Hopper in Easy Rider (quindi una persona libera dalle costrizioni imposte dalla società), il videopoker si rivela “un soggetto perfetto per Bram Stoker” (per come riesce a estorcere, come un Dracula con il sangue, tanto denaro grazie all’ingannevole promessa di una vincita destinata a non arrivare mai), mentre lui vive “nella camera 237” (quella di Shining, metafora della follia che rischia di essere generata dalla frustrazione). A questi rimandi espliciti vanno aggiunti altri pure evidenti ma meno lampanti: ad esempio la voce narrante di Michele Kalamera (celebre doppiatore italiano di Clint Eastwood) oppure certe sonorità alla Ennio Morricone nel ritornello, che, unitamente al paesaggio sabbioso del video, danno l’idea di un film western, di una realtà quindi cruda e difficile.

L’intento è quello di definire un universo iconograficamente derivativo, dove le citazioni permettono di innescare, su un testo rabbioso e deluso dalla realtà, una serie di rimandi virtuosi, riconoscibili dal pubblico degli appassionati (che quindi si sentono chiamati in causa da un linguaggio a loro noto), ma in grado al contempo di denunciare la miseria del vero, e la necessità di ritrovare e rifondare la fantasia.

Quindi gli eroi di un tempo non ci sono più o sono ridotti a simulacri di cartone, come Rambo, il guerriero Spartano, il Superman o il Grande Mazinga di cui Caparezza indossa i costumi, denunciandone la vetustà, ma anche il coté romantico e demodé. Ma allo stesso tempo quelle icone sono vere in quanto metafora di quell’eroismo genuino che è proprio dell’uomo, quello comune, e bisogna soltanto grattarne la superficie per rendersi conto che al loro interno si agita un cuore che palpita e merita rispetto. In questo senso la canzone sembra suggerire una sintesi fra l’eroica difficoltà del vivere che accomuna chi è “in trincea”, con le difficoltà di chi deve cercare di elaborare quel dolore artisticamente (come fa appunto lo stesso Caparezza) permettendo all’arte e alla fantasia di diventare specchio del reale. Un’opera di ricontestualizzazione di temi e figure nel nostro presente, che costituisce il valore aggiunto del lavoro di Caparezza, del suo brano e del video.

Ecco quindi che quando Caparezza/Luigi trascina con la corda che lo lega al collo la limousine del suo (si presume) datore di lavoro, il gesto diventa un qualcosa di epico che in una continua escalation permette al protagonista/eroe di farsi progressivamente carico di pesi ancora maggiori (una betoniera, un autobus, un trattore, un camion dei pompieri), sancendo la sua potenza e la sua volontà di non arrendersi. Allo stesso tempo il gioco dei rimandi celati ci fa tornare alla mente l’Uomo Gorilla, uno degli avversari dell’Uomo Tigre nell’omonima serie tv, che dava saggi della sua forza proprio trainando mezzi pesanti. La saldatura fra la realtà e la sua trasfigurazione immaginifica (di ieri e di oggi) è compiuta. Possiamo ancora continuare a sognare e sperare.

Sito ufficiale di Caparezza
Il video di “Eroe (Storia di Luigi Delle Bicocche)”
Il testo della canzone

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellissimo pezzo davvero! Complimenti vivissimi. Io adoro letteralmente Caparezza proprio per tutto quello che tu hai espresso benissimo in questo post: la sua capacità di scrivere dei testi straordinari che mescolano satira sociale con citazioni cinematografiche, musicali, letterarie e non solo. Per non parlare delle musiche e dei video. Io amo tutto ciò che concerne questo cantautore!!
Ale55andra