"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

lunedì 16 giugno 2008

Silly Symphonies (1/3)

Tornare ai punti d’origine è sempre un’operazione feconda, perché spesso permette di ritrovare già nei modelli le caratteristiche più facilmente attribuite agli epigoni. Prendiamo ad esempio le splendide Silly Symphonies della Walt Disney Company e mettiamole a confronto con quanto è venuto dopo: trovare già in nuce le caratteristiche di tanti cartoon della Warner Bros o dei fratelli Fleischer, senza tacere del fatto che proprio qui hanno mosso i primissimi passi personaggi come il celebre Donald Duck (il nostro Paperino), si sono utilizzate per la prima volta le arti recitative di talenti come Pinto Solvig, in seguito voce di Pippo, e si sono concretizzate le più straordinarie invenzioni di autentici geni dell’animazione come Ub Iwerks, dovrebbe essere più che sufficiente per rendere utile, oltre che gradevole, la riscoperta.

In effetti questa natura pionieristica non dovrebbe comunque stupire gli appassionati di animazione: le Silly Symphonies infatti nascono proprio con l’obiettivo di costituire un banco di prova per sperimentazioni e innovazioni utili a far avanzare tecnicamente l’industria al tempo nascente del cartooning e per varare quindi le innovazioni che saranno poi utilizzate in lavori di ben più grande respiro: primo fra tutti ovviamente il lungometraggio animato Biancaneve e i sette nani, destinato a uscire trionfalmente nelle sale americane nel 1937.

Ma in fondo già i primi corti disneyani si erano rivelati dei banchi di prova non da poco, e quindi il passaggio stesso da questi pionieristici lavori alla serie delle “sciocche sinfonie” avviene senza soluzione di continuità, all’indomani del successo riscosso da Steamboat Willie, prima sperimentazione disneyana con il sonoro: per l’occasione Walt Disney decide di sviluppare quella formula di successo creando dei cortometraggi (spesso ispirati a celebri fiabe) che proprio dall’applicazione innovativa del suono e della musica avrebbero tratto la loro forza. Nasce così nel 1929 la celebre Danza degli scheletri (che approfondiremo nella seconda parte di questo percorso) e, di seguito, altri lavori che, alla parola (comunque presente), preferiscono l’approccio trascinante fornito dalle gag “fisiche” e dalla loro concatenazione con il sonoro e le musiche. In particolare desta oggi interesse il fatto che la musica sia allo stesso tempo spina dorsale ed estensione del cartoon, detti cioè i tempi e i ritmi alle azioni, ma a volte sia anche un modello cui ambire. Se quindi in esempi come lo scatenato Caffè nel bosco (Woodland Café, 1937) la musica è la base portante delle azioni eseguite dai personaggi, nel successivo Sinfonia della fattoria (Farmyard Symphony) il gioco è complicato dall’utilizzo dei versi degli animali che, oltre a dare vita tra loro a un continuo rimpallo di suoni differenti, si impegnano nel finale in una esaltante reinvenzione de La donna è mobile di Verdi.

La produzione delle Silly Symphonies comprende 75 cortometraggi, realizzati in un arco di tempo di dieci anni, dal 1929 al 1939 e molte sono le invenzioni messe a punto in questo periodo: dall’introduzione del Technicolor a tre pellicole in Fiori e alberi (Flowers and Trees, 1932), all’uso espressivo degli elementi naturali nel capolavoro Il vecchio mulino (The Old Mill, 1937), entrambi premiati con un Oscar, fino alla creazione di personaggi destinati a lunga carriera (il già citato Paperino ne La gallinella saggia - Wise Little Hen del 1934)) oppure riutilizzati all’interno delle stesse Symphonies, creando in questo modo dei percorsi che intrecciano le influenze più disparate: è il caso ad esempio dei Tre Porcellini che, dopo il successo della loro prima opera (nel 1933) vengono riutilizzati l’anno dopo ne Il lupo cattivo (The Big Bad Wolf) come comprimari di Cappuccetto Rosso in una rivisitazione della celebre fiaba. Allo stesso modo la lepre Max Hare e la tartaruga Toby Tortoise, protagonisti, per l’appunto de La lepre e la tartaruga (The Tortoise and the Hare, 1935) vengono recuperati dopo un anno per Toby la tartaruga è tornata (Toby Tortoise Returns).

Proprio il personaggio di Hare è interessante poiché pare abbia fornito a Tex Avery l’idea per Bugs Bunny: il modello in questo caso è dichiarato, mentre non lo è quello dei due topini protagonisti de Il cugino di campagna (The Country Cousin, 1936) che nel duello finale con il feroce gatto codificano alcuni degli stilemi poi sviluppati da Hannah & Barbera per la celebre serie di Tom & Jerry.

La natura sperimentale e per certi versi avanguardistica delle Silly Symphonies è evidente anche nello stile narrativo utilizzato, che in molti casi ammicca evidentemente allo spettatore rivelando la finzione scenica e utilizzando lo sfondo come proscenio dal quale rivolgersi direttamente al pubblico: agevolata anche dal classico formato 4:3 dell’epoca, la sensazione di trovarsi di fronte a un palco sul quale i personaggi mettono in scena i loro numeri per il divertimento di chi guarda è notevole ma a tale scopo la regia delle prime avventure appare così troppo statica, predilige un punto di vista frontale modificato solo a tratti (ad esempio in Un Nido di Uccellini - Birds of a Feather, del 1931, c’è un’inedita inquadratura a perpendicolo su un volatile che rompe la staticità del punto di vista). Proprio per infrangere questo monopolio prospettico, fra le innovazioni che si registrano negli anni successivi c’è la profondità di campo, attraverso l’utilizzo della rivoluzionaria “multiplan camera” che tenta di restituire l’idea dei piani paralleli su cui si articola lo sfondo: fra gli short che ne traggono maggiormente beneficio sono da ricordare il poetico Sognando fra le stelle (Wynken, Blynken and Nod, 1938) e il già citato Vecchio mulino. Non che già in precedenza non si fossero già tentate soluzioni originali, basta pensare al vertiginoso piano sequenza che illustra l’esplorazione della piramide da parte di un ragno (!) nel divertente Melodie Egiziane (Egyptian Melodies, 1931). Tutto sfocia poi nel 1939 nella creazione di un capolavoro come Il brutto anatroccolo (The Ugly Duckling) che costituirà la terza parte di questo percorso.

Chi volesse invece riscoprire questi immortali gioielli dell’animazione non dovrà invece fare altro che rivolgersi al mercato del DVD, che per l’Italia ha attualmente pubblicato un cofanetto nella collana “Disney Treasures” con 37 Symphonies selezionate, nella speranza che in futuro vengano rese disponibili anche le restanti 38 come già accaduto in America.

Enciclopedia delle Silly Symphonies (in inglese)
Pagina di Wikipedia su Ub Iwerks
Pagina di Wikipedia sul Technicolor
Sito ufficiale Walt Disney Italia

Nessun commento: