"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

mercoledì 9 luglio 2008

Red Hot Chili Peppers: Otherside

Terzo singolo estratto dall’albo Californication che, uscito nel 1999, risulta a oggi il più grande successo commerciale dei Red Hot Chili Peppers, Otherside è un brano affascinante e ipnotico, attraversato da una misteriosa energia, che trova il suo completamento in un videoclip altamente suggestivo e diventato giustamente di culto. Diretto dalla coppia Jonathan Dayton e Valerie Faris (in seguito autori dell’acclamato film Little Miss Sunshine), il breve film introduce lo spettatore in una realtà inquietante che attinge visivamente da stili avanguardistici del primo Novecento: espressionismo e cubismo in primis, ma va anche aggiunta una vaga influenza futurista, dichiarata dagli stessi registi.

Non siamo di fronte a un video che tenta di esplicitare direttamente il testo, abbastanza sfuggente e incentrato poeticamente su una tensione a un “altro lato” mai direttamente chiarita: c’è chi sostiene che si tratti di un brano dedicato alla memoria di Hillel Slovak, ex chitarrista della band scomparso nel 1988 per overdose di eroina, ma più in generale è possibile rintracciare nelle parole una sorta di malinconia provocata dal desiderio di raggiungere una visione del mondo più stratificata, aperta a un “altrove” invocato come via di fuga da una vita vissuta senza desideri e entusiasmi, in preda alla solitudine (“Pour my life into a paper cup”).

Proprio da questo punto di partenza prende le mosse il video, che si apre sulla figura di un uomo riverso al suolo, circondato da rami spettrali e subito condotto in ospedale da un’ambulanza: il bicromatismo della fotografia è rotto soltanto da pochi sprazzi di colore, che sanciscono chiaramente il modello del cinema espressionismo tedesco degli anni Trenta, richiamato soprattutto dal design di palazzi e sfondi, con linee spezzate che deformano gli ambienti dando loro una sensazione opprimente e di perenne decadimento, che esteriorizza l’angoscia cantata da Anthony Kiedis, il front-man del gruppo. E’ interessante notare a questo proposito come lo sfondo nel quale si articolano le disavventure dell’ignoto protagonista non sia statico, ma sia parte attiva del video e come tale “suonato” dai membri della band: il piatto di un grande orologio posto in cima a una torre, ad esempio, diventa la batteria di Chad Smith, mentre una lunga corda è martellata da John Frusciante a mo’ di chitarra, e il bassista Flea si districa fra cavi sospesi ad alta quota a mo’ di fili del telefono, in uno strano contorcimento che ha il sapore del tentativo di restare in equilibrio, congiuntamente al desiderio di produrre i suoni desiderati: il suo affanno nel compiere le azioni sembra testimoniare quasi il suo voler inseguire il brano piuttosto che generarlo e in questo senso l’impressione che se ne ricava è che i membri della band siano prigionieri di questa strana realtà “altra”, dominata dalle angosce del protagonista.

Proprio lui che vediamo in effetti subire, in una sorta di deriva kafkiana, controlli da minacciosi medici, lo vediamo lottare contro un drago sputafuoco ritratto con effetto cubista, essere attaccato dalla propria ombra (un riflesso dell’onirico Vampyr di Dreyer?) e patire poi l’aggressione di un minaccioso corvo mentre sta volando sfruttando due enormi labbra dipinte su un muro come ali. In tutto questo c’è anche una fuga attraverso un complesso di scale che omaggiano la celebre litografia di Maurits Cornelis Escher Relatività (1953), capolavoro sulla compresenza di diverse prospettive e forze di gravità che danno vita a una realtà architettonica dove complessi di scale e porte si intrecciano (un lavoro che al cinema ha già influenzato varie opere, pensiamo a una celebre sequenza di Labyrinth di Jim Henson).

In effetti proprio la citazione da Escher costituisce un possibile paradigma del video, poiché sancisce proprio la specularità e la circolarità di un universo onirico dove l’ordine è sovvertito e così le prospettive, le dimensioni e le coordinate: ecco dunque che l’ambulanza percorre il quadro lungo la linea della profondità di campo, ma poi l’inquadratura si ribalta e quello che un attimo prima era il margine superiore diventa la strada sulla quale il veicolo raggiunge l’ospedale. Allo stesso modo l’intera struttura narrativa è composta da un insieme di scatole cinesi, forse sogni dello stesso protagonista, che nell’approdo al finale riportano all’inquadratura iniziale, e quindi all’otherside invocato dal titolo.

Il risultato di questa suggestione di immagini e influenze è un lavoro che riesce a trarre dall’angoscia una sorta di lirica poesia che affascina per il sostrato colto dei riferimenti, ma soprattutto meraviglia e colpisce a livello emotivo e fonde perfettamente musica e immagini permettendo alle due opere (brano e videoclip) di mantenere una propria specificità valorizzandosi a vicenda: in fondo anche in questa specularità si riverbera la tensione all’otherside che costituisce il fulcro di tutto.

Sito ufficiale dei Red Hot Chili Peppers
Il video di Otherside su YouTube
Il testo della canzone

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