"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

lunedì 26 gennaio 2009

Bologna nel Future!

Bologna nel Future!

Ha superato la boa dei 10 anni ma è ancora un “ragazzino”. D’altronde ha la testa per aria, nei cieli della fantascienza o nei disegni animati provenienti dai quattro angoli del globo. Ma non è uno sprovveduto, anzi: è decisamente uno che guarda avanti, gli piacciono le nuove tecnologie e tutti i possibili “giocattoli” in grado di regalare all’industria dell’audiovisivo quel “qualcosa in più” utile a catturare il pubblico sempre più smaliziato. Al punto che stavolta dedica un’intera giornata al cinema digitale e alla stereoscopia, quello che un tempo, banalmente, si chiamava “cinema a tre dimensioni” (o semplicemente 3-D).

Il Future Film Festival, insomma, è un evento di quelli che si fanno notare e permettono di confrontarsi a 360° con il passato e il presente: d’altra parte come definire un appuntamento che alla falsa materialità dell’immagine stereoscopica affianca la vera immaterialità dei fantasmi di Nobuo Nagakawa, maestro dell’horror giapponese cui è dedicato un imprescindibile omaggio? E non c’è sicuramente il rischio che passi inosservata anche l’altra retrospettiva, che vede sotto il riflettore il Maestro Ub Iwerks, padre dell’animazione e stretto collaboratore di Walt Disney, al punto che si vocifera che la vera mente dietro Topolino fosse proprio la sua! Non ci interessa il revisionismo, ma l’occasione per celebrare un titano della matita quella non ce la lasciamo scappare, no di certo!

Il presente dal canto suo risponde con le anteprime del terzo Underworld e, ben più allettante, quella de Lo strano caso di Benjamin Button del grande Fincher, che inaugurerà la manifestazione martedì sera nella prima di sei giornate che si preannunciano intense. Gli appassionati dell’animazione giapponese potranno poi scegliere fra una messe di titoli che vanno dal nono film della fortunata serie One Piece all’epico lungometraggio targato Studio Bones Sword of the Stranger (Stranger Mukô Hadan), per la regia di Masahiro Ando. E poi il nuovo Casshern Sins, ovvero il remake di Kyashan il ragazzo androide, l’interessante Freedom dal regista di Kakurenbo con la supervisione di Katsuhiro Otomo e il nuovo Angel of the Run, tratto da un manga di Shinichi Hiromoto (e chi ha letto il grottesco e violentissimo Fortified School sa cosa vuol dire!).

Volendo però scommettere su un unico titolo nessun dubbio: Idiots & Angels. Perché Bill Plympton è un genio e una di quelle personalità che non conosce confini, capace di meravigliare e divertire con la semplicità di un tratto disegnato che sperimenta deformazioni e commistioni di grottesco, ironia e un pizzico di sadismo. Lo amiamo già sulla fiducia!

Appuntamento dunque presso le sedi disseminate nel centro di Bologna: il Cinema Odeon, Europa Cinema. Cinema Lumière e Future Village.

(articolo scritto per Sentieri Selvaggi)

Sito del Future Film Festival
Videosigla del Future Film Festival 2009

sabato 24 gennaio 2009

Il ritorno di “Supergulp!”

Il ritorno di “Supergulp!”

Come gli autentici classici in realtà non se n’era mai andato e anzi da alcuni anni è al centro di un revival che trova ora nella collana da 16 DVD in corso di distribuzione nelle edicole, allegata alla Gazzetta dello Sport, il suo più evidente apice. E’ in fondo il modo più semplice e concreto per far rivivere anche allo spettatore meno accorto, ma ugualmente interessato, questo format geniale e unico nel suo genere per l’audacia dell’idea, sposata a una fruibile immediatezza che lo rende al contempo un prodotto genuino e sofisticato, popolare e artistico.

Per capire meglio l’importanza che Supergulp! ha rivestito nel panorama televisivo italiano bisogna comprendere come la società dell’epoca attraversasse un rinnovamento mirato alla valorizzazione dei linguaggi popolari (i fumetti, appunto, e anche la televisione) come possibile punto d’incontro tra istanze artistiche e esigenze commerciali (con tutto ciò che ne consegue in termini non semplicemente economici, ma anche di puro divertimento). Inoltre si era in quella particolare congiuntura temporale per cui, successivamente al boom economico e alle istanze portate avanti dal Sessantotto, la società si apriva a un multiculturalismo che portava nelle case italiane nuovi eroi da ogni parte del mondo: gli anni Settanta in questo caso hanno costituito una oasi di incontri tra realtà differenti, e sono stati simbolicamente aperti dall’arrivo degli eroi Marvel (le pubblicazioni ad opera dell’editoriale Corno iniziarono proprio nel 1970) e dell’animazione giapponese (Goldrake è su Rai2 nel 1978): due estremi che tracciano anche il perimetro all’interno del quale fermenta l’idea del nuovo programma, che unisce fumetti, linguaggio televisivo e animazione.

L’idea del “Caposervizio Programmi Speciali” della Rai Giancarlo Governi nasce dopo la visione di un carosello in semi-animazione con protagonista l’eroina Pupa, le cui avventure erano formate da disegni fissi con camera in movimento. L’incontro con Guido De Maria (che del programma sarà il regista) e con il grande disegnatore Bonvi permette alla suggestione di svilupparsi e di dare forma, nel 1972, a Gulp!, antesignano del format dove si sperimenta compiutamente l’idea di creare una sintesi tra il linguaggio televisivo e quello del fumetto. Idea che, si badi, non si traduce in un adattamento del fumetto al media catodico, ma esattamente il contrario: la televisione viene incontro al comic riproducendo, attraverso il suo linguaggio, le sensazioni collegate alla lettura della tavola, parificandosi in questo modo al lettore. Ecco dunque che la camera scivola sulle vignette come a simulare la lettura, focalizzando ogni azione, a volte dei particolari per enfatizzare i sentimenti che la scena intende evocare; nello stesso momento voci attoriali leggono i baloon via via che questi compaiono e un accurato impianto sonoro cerca di restituire il senso dell’evocazione fantastica tipico del media cartaceo, creando un contesto auditivo credibile e pienamente dentro l’avventura disegnata. Si tratta della più felice sintesi mai raggiunta da due media così differenti e oggi, nell’epoca dei Cinecomics che continuano a sperimentare nuove soluzioni di fusione dei linguaggi (pensiamo a opere come Sin City o The Spirit) il lavoro di Governi/De Maria/Bonvi si staglia come un precedente fondamentale.

Il format ottiene un ottimo successo, tanto da tornare cinque anni dopo in una formula potenziata, con il titolo Supergulp! Stavolta il detective Nick Carter, creato appositamente per la prima serie da Bonvi e De Maria, svolge il ruolo di presentatore, di fatto epurando il format di qualsiasi presenza umana in video (in Gulp! il ruolo era svolto dal duo comico Cochi & Renato) e regalando a Supergulp! la sua terza dimensione, quella animata. Vengono infatti introdotti anche nuovi eroi provenienti dall’America (L’Uomo Ragno, Thor, I Fantastici 4) e dalla Francia (Tin Tin, Asterix), che si uniscono alle avventure a “fumetti in tv” di opere tra loro molto differenti per taglio e target. L’accostamento di animazione e fumetto conferisce brio e varietà al programma permettendogli di risultare gradito a fasce di pubblico molto ampie, annullando di fatto qualsiasi classificazione tra fumetto popolare e d’autore, creando anzi un “macrogenere” del fumetto come forma espressiva compiuta, dove c’è spazio per l’avventura (Corto Maltese), la magia (Mandrake), gli eroi in costume (L’Uomo Mascherato), l’ironia (Lupo Alberto), i classici del fumetto italiano (Tex) e le parodie (Cocco Bill). Ulteriore esempio di quanto eclettica, nella sua immediata godibilità, fosse l’idea.

A rivederlo oggi appare davvero incredibile la sensazione di freschezza e genialità che ci dice di una televisione di Stato pronta a rischiare su idee innovative e capace di intercettare i gusti del pubblico educandolo nel frattempo con prodotti di altissima qualità. L’avventura prosegue nel 1979 con un nuovo cambio di titolo (“Buonasera con… Supergulp!”) per poi essere accantonata nel 1981 quando gli autori si rendono conto che i tempi ormai sono cambiati, nuovi eroi si sono affacciati sulla scena ed è tempo di consegnare Supergulp! alla leggenda.

L’edizione DVD ha il merito di proporre un’amplissima sintesi del materiale proposto nel corso della varie edizioni attraverso assemblaggi da 75 minuti circa di puntate tra loro differenti. Alcune opere (come Tex, Charlie Brown e Tin Tin) sono rimaste fuori per indisponibilità dei materiali o dei diritti, ma il lavoro filologico è stato svolto comunque con molta cura. A corredo di ogni disco è anche un agile libretto informativo che ossequia la formula-contenitore del programma dimostrandosi eterogeneo nella scelta dei contributi. Per chi volesse ulteriormente approfondire la conoscenza di Supergulp!, va comunque ricordato che l’editore Salani ha distribuito nel 2003 nelle librerie anche una versione VHS (poi rieditata in DVD) accompagnata da un ricco libro con testimonianze dirette degli artefici del programma. Un anno prima, nel 2002, una mostra itinerante (dalla quale proviene l'immagine che correda l’apertura dell’articolo) aveva invece riportato in auge il lavoro di Governi/De Maria/Bonvi, sancendo l’inizio del revival.

Sito dedicato a Supergulp!
Blog di Supergulp!
I DVD di Supergulp! sulla Gazzetta dello Sport
Blog dedicato a Guido De Maria
Sito su Bonvi
Nick Carter Club
Pagina di Wikipedia su Supergulp!

martedì 20 gennaio 2009

Martin

Martin

Il giovane Martin si crede un vampiro e assale donne sole per poi anestetizzarle e succhiare loro il sangue. Ora si è trasferito a Pittsburgh, in casa del cugino Cuda che, fervente religioso, ne teme la natura demoniaca. A controbilanciare l’atmosfera opprimente è la nipote di Cuda, Christina, che invece non crede alla superstizione e ritiene Martin soltanto una persona malata. Nella nuova città, il ragazzo vive un’esistenza travagliata, diviso fra gli appetiti di sangue, le visioni di un lontano passato, le disavventure per procurarsi il cibo e la storia d’amore con una donna più grande, che forse potrà cambiare il suo destino.

La filmografia di George Romero è spesso associata unicamente al prospero filone dei morti viventi e ha impedito ad oggi una riflessione serena e consapevole dei suoi film slegati da quel concept e che offrono invece molteplici spunti di analisi, attraverso storie originali dove emerge la grande sensibilità dell’autore. E’ abbastanza noto il fatto che Martin sia la pellicola che il regista americano predilige maggiormente fra quelle da lui realizzate e ora che è finalmente disponibile sul mercato DVD la versione originale (ben diversa da quella italiana circolata per anni e pesantemente tagliata e rimontata) è possibile capire i motivi di questa affezione. Chiaramente Romero è un autore per il quale la definizione di cineasta di genere risulta quantomai limitativa, non perché non siano presenti nel suo cinema elementi più squisitamente pop, quanto per il modo con cui le dinamiche si articolano all’interno di un sistema di riferimenti che si riferisce soprattutto alla realtà e ai sentimenti umani.

Martin in questo senso è addirittura paradigmatico di una concezione artistica che nell’eviscerazione e nella dissacrazione dei temi fondanti la mitologia classica del vampiro, trova la chiave di volta per un’analisi appassionata per una decadenza metropolitana sintetizzata dal familiare paesaggio di Pittsburgh (città dove il regista vive da anni e dove ha realizzato quasi tutte le sue pellicole). Lo scenario è infatti protagonista della vicenda al pari dello stesso Martin, le cui imprese sono valorizzate pienamente proprio dallo svolgersi all’interno di una realtà rappresentata dagli sfondi post-industriali di Pittsburgh, ritratti con stile documentaristico e un uso della macchina a mano evidente sebbene non plateale, che si contrappone alla regia da comic-book delle parti più strettamente narrative: Romero infatti adotta inquadrature fisse per poi trasmettere il senso del ritmo attraverso un elaborato lavoro di montaggio, che rende la vicenda molto incalzante. Più correttamente, il montaggio lavora soprattutto sui piani, laddove è nei campi che si evidenzia il movimento incerto e urgente della macchina a mano, che cerca di “catturare” la veridicità dei luoghi e delle emozioni che gli stessi trasmettono.

In fondo il film è completamente articolato lungo la dicotomia che contrappone superstizione e verità (e dunque linguaggi di genere e parti documentaristiche), che Romero mira a confondere anche attraverso gli inserti in bianconero nei quali Martin immagina una vita da vampiro (o forse ricorda una sua vita precedente) e che costituiscono il più evidente omaggio alla tradizione dell’icona. Il tono, sebbene a tratti divertito (ad esempio quando vediamo il giovane spaventare Cuda con un trucco da carnevale), è quasi sempre serio e partecipe dell’alienazione di un giovane chiaramente a disagio rispetto alla propria realtà e alla componente sessuale, vissuta con evidente repressione e goffaggine.

Il film, dunque, non diviene tanto una radicale presa di distanza dalla figura classica del vampiro, ormai caduta in disuso (sono in fondo gli anni in cui le gothic-stories della Hammer Films subiscono un vertiginoso declino), ma piuttosto una analisi dei temi sottesi l’iconografia di genere e ascrivibili alla sfera intima e personale dei protagonisti umani. La storia in fondo è leggibile perfettamente anche come una analisi dei meccanismi interni a una realtà familiare, e completa un discorso iniziato dallo stesso Romero con l’inedito (in Italia) There’s Always Vanilla e poi proseguito con maggiore cognizione ne La stagione della strega, arricchendolo di poesia.

In tutto questo il regista trova una forte complicità con l’attore John Amplas, straordinario interprete di un Martin che riesce a passare da momenti di estrema confusione a una lucida malinconia in grado di esaltare la pietà tipica del cinema romeriano, trasmettendo allo spettatore un senso del vuoto interiore davvero emozionante. La sua sete di sangue in questo modo non appare mai furente, ma sempre caricata di un dolore che il regista trasmette allo spettatore con grande delicatezza. La decisione di optare per una progressione antinarrativa, che preferisce singoli episodi a una storia classicamente strutturata, finisce naturalmente per esaltare la recitazione del protagonista e la sua fisicità sbilenca, tipica di un’anima smarrita. Il che, naturalmente, permette anche al film di sperimentare soluzioni visive che a momenti di calma alternano esplosioni di violenza anche grafica, con effetti speciali più cartooneschi, complice il cremoso e innaturale sangue utilizzato da Tom Savini per gli effetti.

Tutto da riscoprire nella versione originale è invece il bellissimo tema musicale di Donald Rubinstein (fratello del produttore Richard), con le sue sonorità delicate che accompagnano in modo non invasivo le imprese di Martin, sottolineando la componente emotiva e malinconica del film.

Sottotraccia, infine, viene esplorato anche il rapporto fra la realtà e i media: Martin infatti confessa i suoi disagi e i suoi appetiti di sangue a una trasmissione radiofonica, diventando icona pop (con lo pseudonimo de “il conte”), ed evidenziando la natura fenomenologia dei mass-media, interessati più al racconto della diversità, alla sua diffusione in senso commerciale, che alla reale comprensione dei problemi. Tema, quest’ultimo, che costituirà l’incipit del film successivo del regista, l’indimenticabile Zombi.

Martin
(id.)
[versione italiana rimontata: Wampyr]
Regia e sceneggiatura: George A. Romero
Origine: Usa, 1977

Intervista del 2001 a George Romero
Biografia di George Romero

lunedì 19 gennaio 2009

Un eroe borghese

Un eroe borghese

1974. L’avvocato Giorgio Ambrosoli viene nominato dalla Banca d’Italia Liquidatore Unico della Banca Privata, oberata dai debiti accumulati dal suo presidente, l’avvocato Michele Sindona, fuggito a New York per evitare l’arresto. Uomo di solidi principi e per nulla incline al compromesso, Ambrosoli rifiuta di piegarsi alle pressioni dell’agglomerato politico-economico che ruota intorno alle società di Sindona e trova nel Maresciallo della Finanza Silvio Novembre un partner onesto e un amico che lo aiuta a portare avanti il suo compito.

La trappola insita nel cinema civile sta tutta nel credere che la forza del soggetto e l’importanza pedagogica insita nella ricostruzione di un evento bastino da sole a decretare la riuscita di un film (basti pensare a molte, mediocri, opere di Giuseppe Ferrara). Fortunatamente, in alcuni casi il regista è ben conscio di dover elaborare in senso cinematografico il racconto per elevarlo a paradigma di temi e situazioni che nel fatto si rispecchiano, in modo da potersi rivolgere a pubblici trasversali e a epoche differenti, dando vita a un’opera universale. Un eroe borghese è uno di questi film, diretto con lucidità da un ispirato Michele Placido che, nel raccontare la drammatica vicenda dell’avvocato Ambrosoli, compie una riflessione molto arguta sull’importanza della parola come strumento di relazione e di confronto con la realtà.

La distanza che infatti esiste tra il significato astratto della parola e l’oggetto che la stessa invece realmente indica, determina quell’intervallo all’interno del quale è possibile provocare confusione e permettere alla bugia di diventare verità, e alla verità di apparire come fatto velleitario. E’ quell’intervallo a permettere a personaggi come Michele Sindona di prosperare, e a un sistema corrotto, che vede i governanti di una nazione pienamente implicati, di perseguire interessi privati in luogo del socratico Bene universale.

Giorgio Ambrosoli (e Placido con lui) in questo senso compie un’operazione volta a eliminare quell’intervallo per far combaciare il significato con il significante, allontanando la componente astratta, per far emergere la verità. Il suo compito di liquidatore diventa un’indagine che, a ritroso, ricostruisce i passi della scalata al potere di Sindona per metterne in evidenza la natura criminosa, utile soltanto a una ristretta oligarchia di affaristi e politici corrotti, in perfetto contrasto con l’immagine di uomo brillante e capace che il banchiere è invece riuscito a costruirsi e a promulgare.

I dialoghi in questo senso costituiscono una fortissima architrave sulla quale il personaggio stesso di Ambrosoli è costruito: la recitazione di Fabrizio Bentivoglio, infatti, opta per una fisicità minimale, una figura quasi insignificante, il cui aspetto curato appare dettato più da metodicità che da reale dedizione alla propria immagine. I suoi gesti sono essenziali e il fumare ossessivo diventa l’unico segno distintivo in grado di far trasparire un’umanità per il resto relegata a pochi momenti disseminati lungo l’intero arco narrativo. Ma le frasi che l’uomo pronuncia sono ferme, precise e svelano costantemente l’inganno insito dietro l’applicazione astratta dei concetti: lo Stato quindi è da considerarsi l’insieme delle persone che lo formano e non una entità inafferrabile dove possono agire interessi di parte. E la divisa non è un lasciapassare per la corruzione, ma un simbolo che ha valore soltanto se a indossarla è un individuo onesto.

Nel pragmatismo di Ambrosoli emerge dunque un idealismo che riguarda i temi della morale e dell’etica (tutt’oggi molto attuali, sebbene sbandierati con sconcertante pressappochismo) e che ci dicono di come la coincidenza tra significante e significato può avvenire soltanto se a determinarla è l’applicazione di un principio che tenda al Bene dell’intera comunità. Quella comunità che invece il fittizio piano di risanamento economico vuole punire facendo ricadere il debito sui cittadini.

La distanza tra il principio e la realtà, però, costituisce anche lo spazio che rende eroico un avvocato che intende esclusivamente svolgere il suo compito poiché lo porta a contrapporsi contro il sistema corrotto che, di fatto, costituisce lo Stato. Ambrosoli in fondo ha ragione, lo Stato è chi lo costituisce, ma non gli uomini di buona volontà come lui, bensì il sistema corrotto che è penetrato in profondità nei gangli della società e del governo, e tutto questo condurrà inevitabilmente a un tragico finale. L’eroismo, in ultima analisi, finisce quindi per ritrovarsi nella consapevolezza del destino che attende il protagonista, fatto che ammanta la sua figura di un’aura vagamente cristologica, chiamata in causa con levità attraverso la gag della benedizione che l’uomo impartisce per gioco ai figli.

Su questa struttura fortemente incentrata sul dialogo, Placido imbastisce poi un gioco di espedienti che ossequiano le regole del noir e del western: quello tra Ambrosoli e Sindona è infatti un autentico duello condotto a distanza (i due sono vicini solo in una scena, senza che peraltro Sindona se ne avveda) fra due campioni nel campo legale e finanziario, guidati però da interessi contrapposti. La lotta di Ambrosoli è poi maggiormente epica, viene sottolineata da un incedere della vicenda molto incalzante, e soprattutto dalla dicotomia tra una realtà esterna solare e rassicurante, e una interna invece pervasa da un buio quasi espressionista, che la fotografia di Luca Bigazzi sa manovrare con grande forza. Il buio è dunque l’elemento oscuro che pervade metaforicamente la struttura malata di un’Italia preda di disordini sociali, retate della polizia e che corrompe gli animi: non a caso, quando Annalori (la moglie di Ambrosoli) ascolta la registrazione di una telefonata minacciosa ricevuta dal marito, per istinto accende tutte le luci in casa, come per reagire al buio che pervade gli ambienti.

Su tutto domina comunque la forza della parola e quindi, di fronte alla tragedia conclusiva, il film si permette l’intelligente scelta di un calibrato piano sequenza a salire accompagnato da una mancanza di sonoro mai come in questo caso davvero assordante. Il resto, in fondo, è ancora una volta silenzio.

Un eroe borghese
Regia: Michele Placido
Soggetto: dal libro omonimo di Corrado Stajano
Sceneggiatura: Graziano Diana, Angelo Pasquini
Origine: Italia, 1995
Durata: 92’

Intervista a Umberto Ambrosoli, figlio di Giorgio
Galleria fotografica di Un eroe borghese

mercoledì 14 gennaio 2009

Indice Generale

Indice Generale
Si sa sempre dove si inizia e mai dove si finisce: quando è stato creato, il Nido non aveva particolari ambizioni se non quella di costituire un piccolo “posto” dove scrivere del bello che c’è intorno (sempre a insindacabile giudizio del sottoscritto), ma lentamente ha assunto dimensioni più consistenti e così, superata la soglia dei 100 post, ho pensato che fosse il caso di mettere un po’ d’ordine fornendo un elenco alfabetico di tutti gli articoli. Perché il primo fosse accessibile come l’ultimo.
 
Ecco dunque l’indice generale che verrà aggiornato costantemente e che sarà sempre raggiungibile dalla colonna delle etichette qui a destra.


ANIMAZIONE

5 leggende (Le)
Arrietty
Brutto anatroccolo (3/3) (Il)
Collina dei papaveri (La)
Coraline e la porta magica
Danza degli scheletri (2/3) (La)
Era glaciale 3: L'alba dei dinosauri
From Inside
Goldrake 30!
Goldrake di nuovo in tv!
Gundam: la trilogia cinematografica
Gurren Lagann
Idiots and Angels
Illusionista (L')
Imbattibile Daitarn 3 (L')
Incredibili (Gli)
Invincibile Dendoh (L')
Ken il guerriero: La leggenda di Hokuto
Kiki - Consegne a domicilio
Lupin III: Green vs Red
Mio vicino Totoro (Il)
Mobile Suit Gundam
Osvaldo Cavandoli: un anno dopo
Persepolis
Pom Poko
Ponyo sulla scogliera
Porco Rosso
René Castillo
Scomparsa di Osamu Dezaki (La)
Secchia rapita (La)
Shin Mazinger
Shut-eye Hotel
Silly Symphonies (1/3)
SOS! Tokyo Metro Explorers: The Next
Spider-Man: The Animated Series [1994]
Supergulp!
Toy Story 3: La grande fuga
Transformers Animated
Up
Wall-e


ANIME ASTEROID

Nido sull'Asteroide (Il)


CINECIRCOLO CASALINI TARANTO

Cinecircolo Casalini 2008/2009


COMUNICAZIONI BLOG

Lavori in corso


CORTOMETRAGGI

Haze: Il muro
Horas Muertas (Las)
Liver
Replacement Child (The)
Secchia rapita (La)
Shut-eye Hotel
SOS! Tokyo Metro Explorers: The Next
Thriller 25 anni


CROSSROADS

Dead Walk! (The)
Destino del Torino Film Festival (Il)
Disney e Marvel: una riflessione
Frammenti di un'epoca che scivola via
Mike dentro e fuori gli schemi
Vorrei cantare insieme a voi...
What Women (and Men) Want


DIARIO LECCE FESTIVAL

Lecce 2012
Lecce 2012: Day 1
Lecce 2012: Day 2
Lecce 2012: Day 3
Lecce 2012: Day 4
Lecce 2012: Last Day
Lecce 2013: non chiamatelo (più) festival “in crescita”


DIARIO TORINO FILM FESTIVAL

Torino 2011
Torino 2011: Day 0
Torino 2011: Day 1
Torino 2011: Day 2
Torino 2011: Day 3
Torino 2011: Day 4
Torino 2011: Day 5
Torino 2011: Day 6
Torino 2011: Day 7
Torino 2011: Day 8
Torino 2011: Day 9
Torino 2011: End of Days
Torino 2012
Torino 2012: 30+1
Torino 2012: 30+2
Torino 2012: 30+3
Torino 2012: 30+4
Torino 2012: 30+5
Torino 2012: 30+6
Torino 2012: 30+7
Torino 2012: 30+8
Torino 2012: 30+9
Torino 2012: 30+9 (+1)
Torino 2012: Happy End


EVENTI E FESTIVAL

AVATAR Day
ComicCult Lecce 2008
David Lloyd a Lecce
Destino del Torino Film Festival (Il)
Essere Nicolas Winding Refn
Future Film Festival 2009
Lecce Festival Cinema Europeo 2008
Lecce Festival Cinema Europeo 2009
Lecce Festival Cinema Europeo 2010
Lecce Festival Cinema Europeo 2011
Lecce Festival Cinema Europeo 2012
Lecce Festival Cinema Europeo 2013
Lecce: non chiamatelo (più) festival “in crescita”
Lucca Comics 2008
Lucca Comics 2009
Lucca Comics 2011
Napoli Comicon 2008
Presentazione del libro su Godzilla
Queen of the World (The)
Ravenna Nightmare Film Fest 2008
Ravenna Nightmare Film Fest 2009
Torino Film Festival 2008
Torino Film Festival 2008: The Day After
Torino Film Festival 2009
Torino Film Festival 2009: il ritorno
Torino Film Festival 2010
Torino Film Festival 2011
Venezia Mostra del Cinema 2008
Venezia Mostra del Cinema 2008 ritorno
Venezia Mostra del Cinema 2010
Venezia 2010: l'analisi dopo le polemiche (1/2)
Venezia 2010: i volti del cinema (2/2)


FAN-FILM

Batman: Dead End
Fan-film: la magnifica ossessione
Indiana Jones e il segreto della legione fantasma
Street Fighter VS Mortal Kombat
Transformers pubblicitari


FILM CINEMA

5 leggende (Le)
13 assassini
127 ore
500 giorni insieme
Abyss (The)
Alba del pianeta delle scimmie (L')
Altra giovinezza (Un’)
Amour
Antichrist
Armageddon
Arrietty
Avatar
Bacio romantico (Un)
Basilicata Coast to Coast
Basta che funzioni
Batman Begins
Be Kind Rewind: Gli acchiappafilm
Bitch Slap
Black Christmas
Box, di Richard Kelly (The)
Brigante di Tacca del Lupo (Il)
Buongiorno notte
Caimano (Il)
Captain America: Il primo Vendicatore
Carnage [di Roman Polanski]
Carnival of Souls
Cattivo tenente: Ultima chiamata New Orleans (Il)
Cavaliere oscuro (Il)
Cavaliere oscuro: Il ritorno (Il)
Cell (The)
Changeling [di Clint Eastwood]
Cigno nero (Il)
Classe (La)
Cloud Atlas
Cloverfield
Collateral
Collina dei papaveri (La)
Come l’ombra
Conspirator (The)
Contagion [di Steven Soderbergh]
Coraline e la porta magica
Curioso caso di Benjamin Button (Il)
Dangerous Method (A)
Descent: Discesa nelle tenebre (The)
Diary of the Dead: Le cronache dei morti viventi
Discorso del Re (Il)
Distretto 13: Le brigate della morte
Divo (Il)
Django
Django Unchained
Drag Me to Hell
Drive [di Nicolas Winding Refn]
Drive Angry
Era glaciale 3: L'alba dei dinosauri
Eroe borghese (Un)
E.T. - L'Extra Terrestre
E venne il giorno
Fantastici 4 e Silver Surfer (I)
Figli degli uomini (I)
Freddy vs Jason
Frost/Nixon: Il duello
Frusta e il corpo (La)
Fuori dalle corde
Giorno degli zombi (Il)
Giorno devi andare (Un)
Gran Torino
Grinta (2010) (Il)
Guerra dei mondi (2005) (La)
Guida per riconoscere i tuoi santi
Gundam: la trilogia cinematografica
Habemus Papam
Hancock
Harry Potter e il principe mezzosangue
Harry Potter finale: quel che finisce bene
Hellboy - Hellboy: The Golden Army
Hereafter
Hole, di Joe Dante (The)
Hugo Cabret
Hurt Locker (The)
Illusionista (L')
Immortals
Implacabili lame di Rondine d'Oro (Le)
Inception
Interceptor (Mad Max)
Incredibile Hulk (L’)
Incredibili (Gli)
Informant! (The)
Innocenza del peccato (L')
Invictus
Iron Man
Jackie Brown
J. Edgar
John Carter
Ken il guerriero: La leggenda di Hokuto
Kiki - Consegne a domicilio
Kill Bill
Killer Joe
King Kong (2005)
Knockout: La resa dei conti
Kung Fusion
Ladri di cadaveri (Burke & Hare)
Lady in the Water
Lady Snowblood
Lasciami entrare
Last Action Hero
Lo chiamavano Jeeg Robot
Machete
Ma come si può uccidere un bambino?
Mago di Oz (Il)
Maniac
Mantieni l'odio per la tua vendetta
Martin
Melancholia
Mercenari saga (I)
Midnight in Paris
Mio vicino Totoro (Il)
Mission Impossible: Protocollo fantasma
Mist (The)
Misteri di Lisbona (I)
Morte e la fanciulla (La)
Nel fantastico mondo di Oz
Nemico pubblico [di Michael Mann]
Noi credevamo
Notte dei morti viventi (La)
Onora il padre e la madre
Operazione Valchiria
Padroni della notte (I)
Paranoid Park
Paranormal Activity
Paul
Persepolis
Piranha
Plages d’Agnès (Les)
Poliziotti fuori: Due sbirri a piede libero
Pom Poko
Pontypool
Ponyo sulla scogliera
Porco Rosso
Predators
Prima cosa bella (La)
Pusher: La trilogia
Quando chiama uno sconosciuto
Ragazza del mio migliore amico (La)
Real Steel
[REC]
[REC]2
Redacted
Resident Evil Saga
Rifugio (Il)
Ritorno al futuro
Rocky Saga
Saw: La saga dell’enigmista
Saw Saga: Due o tre cose che so di...
Shine a Light
Shock Labyrinth 3D (The)
Small Soldiers
Solomon Kane
Sotto le bombe
Speed Racer
Spider-Man trilogia
Splice
Sposa in nero (La)
Spring Breakers
Squalo (Lo)
Squalo 2 (Lo)
Star Trek [2009]
Strange Days
Strangers (The)
Streghe di Salem (Le)
Sunshine
Super 8
Survival of the Dead: L'isola dei sopravvissuti
Sweeney Todd
Take Shelter
Terra dei morti viventi (La)
Tetro (Segreti di famiglia)
Thor
Titanic
Town (The)
Toy Story 3: La grande fuga
Transformers
Transformers: La vendetta del Caduto
Tron
Tron: Legacy
Two Lovers
Uomo che fissa le capre (L')
Uomo che volle farsi re (L')
Uomo lupo (L')
Uomo nell'ombra (L')
Uomo nero (L')
Up
Vegas: Based on a True Story
Vincere
Wall-e
Ward (The)
Warm Bodies
Wrestler (The)
X-Men: L'inizio
Zombi


FILM INEDITI

Adventures of Barry McKenzie (The)
Banishment (The)
Belle personne (La)
Daimajin
For a Moment, Freedom
From Inside
Haeundae (Tidal Wave)
Human Centipede (First Sequence) (The)
Hush
Idiots and Angels
Incident at Loch Ness
Kalevet (Rabies)
Kino Lika
Living
Loved Ones (The)
Machete Maidens Unleashed!
Maniac (2012)
Naked Bunyip (The)
Not Quite Hollywood
Omiros (Hostage)
Pulgasari
Roadgames
Sell Out! ($e11 OU7!)
Turkey Shoot
Yamato Takeru/Orochi
Young Girls in Black


FUMETTI

5 è il numero perfetto
Babil Junior: il manga
EC Comics
David Lloyd a Lecce
Guerra Kree-Skrull (La)
Nathan Never fra passato e presente
Punisher: Vedove nere
Punisher: La lunga e fredda notte
Secchia rapita (La)
Sergio Bonelli non c'è più
Supergulp!
Watchmen
JOHN CARPENTER


Aprile, mese carpenteriano!
Distretto 13: Le brigate della morte
Halloween: dietro la maschera di Michael Myers
Nocturno, Halloween e John Carpenter!
Pro-Life - Il seme del Male
Ritorno di John Carpenter (Il)
Ward (The)
"The Ward" al Torino Film Festival!!!
"The Ward" in Italia!
The Ward: parla John Carpenter!


LIBRI

Le anime disegnate
Apocalypse Kebab
Breve storia del Cinema Universale
I dannati e gli eroi: Il cinema di Guillermo Del Toro
Il Drago e la Saetta
Godzilla il re dei mostri: Il sauro radioattivo di Honda e Tsuburaya
Grattacieli e superuomini
Habemus Godzilla!
Halloween: dietro la maschera di Michael Myers


LUOGHI DEL CINEMA

On Location


MIEI LAVORI

Godzilla il re dei mostri: Il sauro radioattivo di Honda e Tsuburaya
Habemus Godzilla!
Halloween: dietro la maschera di Michael Myers
Halloween: un libro nella Rete
Luna di Cybertron (La)
Nocturno, Halloween e John Carpenter!
Libro Halloween: l'intervista!
Michael Myers is not dead!
Nasce il minisito sul libro di Godzilla
Nido sull'Asteroide (Il)
Presentazione del libro su Godzilla
Quadri del cinema
Le recensioni del libro su Godzilla
Resto di Halloween (Il)


MUSICA

Basil Poledouris
Caparezza: Eroe
Destra/Sinistra
Liberian Girl Video
Michael Jackson, in memoria
Red Hot Chili Peppers: Otherside
Shine a Light
Solito sesso (Il)
Thriller 25 anni


OGGETTI DI CINEMA

Far West
Silver Screen (The)


OZPLOITATION

Adventures of Barry McKenzie (The)
Interceptor (Mad Max)
Loved Ones (The)
Naked Bunyip (The)
Not Quite Hollywood
Roadgames
Turkey Shoot


PERCORSI

Dead Saga 1: La notte dei morti viventi
Dead Saga 2: Zombi
Dead Saga 3: Il giorno degli zombi
Dead Saga 4: La terra dei morti viventi
Dead Saga 5: Diary of the Dead
Dead Saga 6: Survival of the Dead
Masters of Horror
Masters of Horror: La danza dei morti
Masters of Horror: Deer Woman - Leggenda assassina
Masters of Horror: Imprint - Sulle tracce del terrore
Masters of Horror: La terribile storia di Haeckel
Masters of Horror: Panico sulla montagna
Masters of Horror: Pro-Life - Il seme del Male
Masters of Horror: Valerie on the Stairs - La bestia
Silly Symphonies 1/3: Silly Symphonies
Silly Symphonies 2/3: La danza degli scheletri
Silly Symphonies 3/3: Il brutto anatroccolo


PRESENTAZIONE

Creare un nido


PREVIEW

Ritorno di John Carpenter (Il)
"The Ward" al Torino Film Festival!!!
The Ward: parla John Carpenter!


QUADRI DEL CINEMA

Quadri del cinema


RICORRENZE

1 anno nel Nido
2 anni nel Nido
3 anni nel Nido
4 anni nel Nido
5 anni nel Nido
6 anni nel Nido
7 anni nel Nido
8 anni nel Nido
2009 per 100!
2010: dall'odissea al contatto
Buon 2013!
Buon anno! [2012]
Buon Natale! [2011]
Buon Natale [2012]
Christmas Carol [2008]
Cinema per il 2011
Goldrake 30!
Halloween [2008]
Racconti di Natale [2010]
Resto di Halloween (Il)
Warner 85


RITRATTI

Armando Bandini: il volto dietro la voce
Basil Poledouris
Blake Edwards forever!
Corso Salani
Daniele Serra
Dino De Laurentiis
John Huston
Michael Jackson, in memoria
Nicolas Winding Refn
Oreste Lionello
Osamu Dezaki, la scomparsa
René Castillo
Rick Baker, l'uomo lupo!
Sergio Bonelli non c'è più
Sergio Di Stefano: Ne resterà soltanto uno!
Stan Winston
Vampira requiem
Warner 85
Yilmaz Güney


SEGNALAZIONI

Essere Nicolas Winding Refn
Goldrake di nuovo in tv!
Luna di Cybertron (La)
Nocturno, Halloween e John Carpenter!
Queen of the World (The)
Rifugiarsi al cinema
"The Wrestler" finalmente al cinema!


SPOT

Intimissimi
Transformers pubblicitari
Vorrei cantare insieme a voi...
Vorrei cantare insieme a voi... la storia dietro il video!


STAGIONE CINEMA

Stagione cinematografica 2007/2008
Stagione cinematografica 2008/2009
Stagione cinematografica 2009/2010
Stagione cinematografica 2010/2011
Stagione cinematografica 2011/2012


TELEFILM

Masters of Horror
Masters of Horror: La danza dei morti
Masters of Horror: Deer Woman - Leggenda assassina
Masters of Horror: Imprint - Sulle tracce del terrore
Masters of Horror: La terribile storia di Haeckel
Masters of Horror: Panico sulla montagna
Masters of Horror: Pro-Life - Il seme del Male
Masters of Horror: Valerie on the Stairs - La bestia
Misteri di Lisbona (I)
Remington Steele
Visitors


TV

Annozero della tv (L')
Che tempo che fa in tv?
Zio Tibia: Cari, piccoli zombettini miei...


VISIONI DALLA RETE

Lupin Bebop
Transformers pubblicitari
Visioni dalla Rete (post di presentazione)
Vorrei cantare insieme a voi...
Where's Michael? (Liberian Girl Video)

martedì 13 gennaio 2009

Transformers Animated

Transformers Animated

Con la trasmissione dell’episodio 16, avvenuta sabato 10 gennaio, Italia 1 ha concluso la prima stagione di Transformers Animated, e dovrebbe ora proseguire immediatamente con la seconda. Tralasciando la dubbia decisione di dedicare a questa serie solo uno spazio settimanale nella fascia mattutina senza “rischiare” una collocazione più prestigiosa, resta la soddisfazione per aver potuto godere di uno dei pochi remake intelligenti che connotano l’ormai stucchevole revival di icone classiche.

Se comunque con questa dicitura vogliamo indicare qualcosa di datato, magari ripescato dal limbo dove era stato riposto dopo anni di silenzio, siamo in realtà fuoristrada, poiché il franchise dei robot trasformabili (che sicuramente ha conosciuto negli anni Ottanta il suo momento di maggiore notorietà) è ben vivo e attraversa attualmente una seconda giovinezza, grazie a nuove linee di giocattoli, trasposizioni Live Action (il secondo film è in arrivo in estate e si spera confermerà quanto di buono c’era nel primo), uscite DVD e, ovviamente, altre serie animate che hanno ampliato l’universo di base dando forma a un fenomeno transmediale che ha pochi eguali.

Animated in questo senso è una rivisitazione che sin dalle prime battute si pone proprio in una condizione di confronto con il passato e ad esso si appoggia non per dare forma a un’operazione di riciclo, ma di rilettura critica del già fatto. La scena iniziale dell’intera serie, non a caso, vede un curioso Optimus Prime guardare avidamente su uno schermo filmati di un lontano passato che altro non sono se non puntate delle prime serie realizzate negli anni Ottanta (un arco narrativo oggi noto come “Generation One”).

Resta dunque lo schema di base con due fazioni, i “buoni” Autobot e i “cattivi” Decepticon in lotta tra loro per il possesso dell’energia, racchiusa nell’Allspark, sorta di misterioso solido dotato di una volontà propria e capace di infondere la vita negli oggetti inanimati: un concept, quest’ultimo, presente anche nel film cinematografico del 2007 e non è l’unico rimando interno che testimonia la natura paradigmatica del nuovo format, che si pone al crocevia fra tutti i possibili archi narrativi finora realizzati diventando anche un’operazione di sintesi.

La serie vede infatti nel ruolo di capo sceneggiatore Marty Isenberg, già attivo nella saga delle Beast Machines (in Italia anche nota come Biocombat), fra le più apprezzate dal fandom per la cura psicologica infusa nei personaggi: e questa eredità è evidente soprattutto nella rilettura alquanto radicale che ha subito il già citato Optimus Prime, degradato da leader supremo degli Autobot a comandante di un piccolo drappello di robot operai e in lotta, oltre che con i Decepticon, con le frustrazioni di un animo che sogna l’azione e il comando, ma deve tenere a bada un nugolo di sottoposti refrattario all’avventura e che in più di una occasione si trova a mettere in discussione la sua leadership. Il “nuovo” Prime è un robot che mantiene il carattere stolido e poco incline ai compromessi del precursore, ma viene a volte deriso per la retorica dei suoi discorsi e soprattutto commette degli sbagli, dimostrando in molti casi di non meritare la carica di leader.

Ne emerge un quadro che non è più quello di una fazione, militarmente intesa, ma di una piccola comunità al cui interno vigono dinamiche complesse, anche affettive, fra i componenti, fra i sessi (l’episodio 9, Insetti pericolosi, illustra il passato di Prime e la tragica conclusione del suo rapporto con la compagna Elita One) e con gli umani: la chiave del potere forgiata dall’Allspark viene infatti affidata a una piccola umana, Sari, che si unisce ai robot sviluppando con essi un forte rapporto di amicizia, e nell’interazione con loro compie il suo necessario percorso di crescita all’interno di una società futuribile e completamente automatizzata.

D’altronde che tutto rappresenti anche una chiara metafora dell’umanità, preda di lotte e conflitti dell’animo è abbastanza palese, ma gli autori sono stati bravi a comprenderlo e a permettere al racconto di mantenersi in equilibrio fra le esigenze più schiettamente spettacolari, che onorano la componente fantascientifica del format, e l’approccio introspettivo.

In questo modo la serie riesce a superare i propri presupposti, come solo le opere valide sanno fare, scavalcando il target infantile per dare forma a episodi che al consueto registro leggero prediligono atmosfere più drammatiche, in grado di evidenziare le colpe e il dolore seppelliti nel passato dei protagonisti, connaturate alla durezza di un confronto secolare, ma più spesso ascrivibili a debolezze proprie.

La struttura stessa della serie non tenta pertanto di dare vita a un racconto epico con una fitta continuity, ma al contrario torna a prediligere una struttura ad episodi autoconclusivi, all’interno dei quali puntare l’attenzione su pochi personaggi per fornirne un ritratto psicologico soddisfacente. L’occasione è inoltre propizia anche per eventualmente raccontare la genesi dei personaggi più amati in un modo che si riveli adeguato ai tempi (si vedano ad esempio le puntate incentrate sui Dinobot o sul robot “sonoro” Soundwave).

Anche lo stile si adegua a questa natura “porosa” del nuovo format e per la prima volta si stacca da un approccio realistico in favore di una grafica più smaccatamente “cartoonesca”, con corpi sgraziati e carrozzerie che si deformano, utili a fornire un’idea di perenne movimento che naturalmente trova nelle scene d’azione l’acme del dinamismo, ma in realtà si rivela molto utile anche per esprimere i cambi d’umore dei personaggi e la vasta gamma delle loro emozioni dimostrando una volta di più l’ottimo equilibrio narrativo della serie.

Prodotta in America da Cartoon Network e animata in Giappone da MOOK DLE, The Answer Studio e Studio 4°C, Transformers Animated consta attualmente di due stagioni (per un totale di 29 episodi) con una terza già in preparazione per il 2009: e visti i presupposti le sorprese di certo non mancheranno.

Sito ufficiale americano
Transformer Wikia: la Bibbia dei Transformers (in inglese)
Autorobot.it: il sito (e forum) dei fans italiani
Sito ufficiale americano della Hasbro, produttrice dei giocattoli
Sito americano Transformers.com

mercoledì 7 gennaio 2009

The Strangers

The Strangers

Qualcosa si è rotto nel rapporto fra James e Kristen dopo che lei ha rifiutato la sua proposta di matrimonio. I due quindi trascorrono quella che potrebbe essere l’ultima notte insieme, oppure la prima di un nuovo corso, ma qualcuno bussa alla porta e tutte le prospettive vengono ben presto ribaltate. Progressivamente, infatti, i due capiscono di essere vittime di un attacco da parte di individui mascherati intenzionati ad ucciderli. Inizia così una notte di terrore…

Accade ancora a Hollywood che un giovane regista riesca a portare avanti un progetto senza grossi scossoni e a ottenere infine l’onore (e l’onere) della ribalta. Nel caso specifico il fortunato si chiama Bryan Bertino e, dopo aver venduto la sua sceneggiatura alla Universal, è riuscito ad ottenere anche il ruolo di regista, segnando in questo modo il suo esordio dietro la macchina da presa.

The Strangers chiarisce subito la volontà di non innovare il genere horror nel quale si iscrive, ma di instaurare invece una dialettica totalmente interna alle regole e alla tradizione codificata, ponendosi come possibile antitesi dei classici slasher e survivalism, con il testa il capolavoro assoluto di Tobe Hooper Non aprite quella porta, a sua volta matrice di un nutrito numero di pellicole (soprattutto negli anni più recenti). Questo, più del Funny Games di Michael Haneke, evocato in più di una recensione, appare come il modello cui guardare con maggiore attenzione.

L’esercizio di tensione diventa quindi lavoro sul genere che si pone in diretto riferimento al capostipite del filone, ma anche a distanza dalle sue più recenti terminazioni: ecco dunque che, ferma restando la centralità della casa, i protagonisti sono fermi nello spazio, mentre a muoversi sono i mostri che viaggiano lungo le strade del Texas sfoderano un istinto predatorio antitetico a quello dei progenitori che invece attendevano comodamente il momento in cui le vittime sarebbero cadute nella loro trappola.

Il moto circoscritto scarnifica pertanto il modello, recuperandone una possibile impronta primaria che è da ascrivere naturalmente al genere western: ciò che infatti vediamo si può considerare anche una trasfigurazione dell’altra grande leggenda texana, ovvero l’assalto a Forte Alamo o, senza scendere così nello specifico, l’attacco di una forza esterna a un nucleo da difendere con la forza delle armi. E qui, infatti, sta l’altra contrapposizione rispetto al modello, perché se il mostro utilizza le canoniche armi da taglio, i protagonisti tentando di difendersi con il fuoco delle armi a canna lunga, solleticando anche alcuni cardini tematici su cui fonda la stessa società americana, ovvero il diritto al possesso dell’arma e alla violenta difesa domiciliare dalla minaccia esterna, che mai come nell’America post-11 settembre è avvertita come reale.

In questo senso The Strangers riesce a fare proprio quell’istinto tipico del genere di smuovere i fantasmi del reale attraverso il ricorso a situazioni fobiche che colpiscono lo spettatore contemporaneo nel profondo. Ma tutto resta giustamente a un livello metaforico e non sommerge poi l’esercizio tecnico, che rivela ottimi alti e qualche ingenuità di fondo. Il minimalismo del sonoro, ad esempio, è sicuramente da iscrivere alle parti riuscite dell’opera, attraverso un continuo rimbalzare fra il rumore dei colpi sferrati alla porta, il sussurro delle voci nell’ombra e il crepitare dei dischi in vinile che con le loro canzoni country creano anche un commento sonoro dissonante e per questo efficace alle situazioni. Ma la musica è anche utilizzata a volte in modo forzato, attraverso l’intrusione della colonna sonora (discreta ma ben udibile) in anticipo rispetto alle situazioni, in modo da veicolare il timor panico quando ancora non se ne sente il bisogno: ad esempio quando sentiamo bussare alla porta per la prima volta (se la minaccia non si è ancora palesata come tale non serve ribadirlo attraverso la musica).

Il ritmo a sua volta pure ondeggia in modo molto simile: al piacere di una situazione che a volte si ritaglia delle pause nell’azione, evitando la trappola del montaggio sincopato e del continuo accumulo di situazioni, si accompagna infatti un uso fugace ma evidente del ralenti o la ricerca del colpo di scena gratuito che produca il celebre balzo sulla sedia (si veda l’ultima inquadratura).

La fotografia dal canto suo è satura nelle tinte, ma attenta a non cadere nello sterile effetto vintage, cercando anzi di risultare congrua rispetto al tempo in cui il film naturalmente si situa. Bertino per il resto lavora bene sugli elementi iconici del genere, dalla maschera all’utilizzo espressivo del buio, e svetta soprattutto laddove a essere al centro dell’attenzione sono i luoghi piuttosto che i personaggi. Emerge qui una vena panica che guarda a registi come Terrence Malick (sebbene il confronto non si ponga) e che denota un ottimo gusto estetico, il piacere di riprendere un ramo d’albero, un oggetto isolato nel caos, tale da spiegare molto più di mille parole.

Perché certamente il merito più grande sta nell’evitare ogni possibile esplicazione: le azioni, gli oggetti e i luoghi raccontano più di ogni possibile spiegazione e questo, nell’era dei remake fatti apposta per rivelare ogni più intimo particolare del boogeyman di turno appare come la maggiore forma di rispetto possibile per il passato e di distanza rispetto alle peggiori derive del presente, in modo tale da bendisporre verso il risultato finale. Se poi il tempo darà ragione a Bertino, già al lavoro su nuovi progetti, sarà da vedere, di certo al momento gli si può augurare soltanto un gran bene.

The Strangers
(id.)
Regia e sceneggiatura: Bryan Bertino
Origine: Usa, 2007
Durata: 90’

Sito ufficiale americano
Biografia di Byan Bertino