"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

mercoledì 4 febbraio 2009

Operazione Valchiria

Operazione Valchiria

1943. Il Colonnello Claus von Stauffenberg, fortemente critico nei confronti del nazionalsocialismo, viene richiamato a Berlino dopo aver riportato alcune mutilazioni in un attacco alleato contro le postazioni tedesche in Africa. Nella capitale si unisce a un gruppo di cospiratori che vogliono liberare la Germania dal giogo oppressivo del tiranno. La strategia concordata prevede l’eliminazione fisica di Hitler con una bomba e la successiva attivazione del piano Valchiria, originariamente pensato per serrare i ranghi del potere in caso di morte del Fuhrer: nel caso specifico, invece, Valchirie verrà usato per bloccare le SS, sulle quali ricadrà la colpa dell’attentato, per favorire in questo modo l’instaurazione di un nuovo governo. Ispirato a un fatto storico.

La carriera di Tom Cruise da più di vent’anni è orientata alla creazione di un cinema capace di unire un forte afflato popolare a una solidità narrativa degna della grande tradizione hollywoodiana. La sua figura, economicamente autorevole e artisticamente competitiva, a volte innesca dinamiche oppositive che finiscono per stritolare la vena artistica dei registi, ma quando invece il progetto si rivela capace di veicolare istanze tra loro contrapposte, il risultato è un’opera compatta e stratificata, capace perciò di riverberare tanto la poetica dell’autore quanto quella dell’attore. Operazione Valchiria è uno di questi film, chiaramente figlio del pragmatismo caro a Cruise, ma allo stesso tempo pienamente immerso in quella trasparenza del reale che ha fatto la forza del cinema di Bryan Singer.

Ecco dunque che il personaggio di Stauffenberg persegue un’idea dell’uomo come artefice del proprio destino, che lotta per il raggiungimento di un fine volto a migliorare la realtà, contrapponendosi a una deriva generale che lui solo vede come storica: a fronte dei colleghi che insistono unicamente per spodestare Hitler, quasi mossi da una sorta di foga dell’agire che però si rivela priva di ogni sostrato filosofico e critico, Stauffeberg è infatti l’unico che vediamo elaborare intimamente il rifiuto del nazismo come dottrina politico-sociale di immane barbarie, attraverso la scrittura privata in un diario; e soprattutto è l’unico a porsi il problema di come favorire il passaggio a un nuovo ordinamento politico, a cosa fare “dopo”. Il suo pensiero è quindi l’unico rivolto in prospettiva storica e la sua azione di sdegno si configura in un moto non eversivo, ma politicamente propositivo: non un tradimento, ma una difesa dell’essenza dello Stato come istituzione volta al Bene dei cittadini. Obiettivo sino a quel momento disatteso dal tiranno che ha fatto delle istituzioni uno strumento per il compiacimento del proprio ego (e lo sguardo spiritato di David Bamber è molto esplicativo in questo senso).

Stauffenberg è in questo modo un perfetto personaggio di Cruise, ma anche una figura squisitamente vicina al cinema di Synger: la sua particolare capacità di adottare una prospettiva sbilenca e salvifica rispetto alla confusione del reale è sottolineata già a livello fisico con le menomazioni che trovano nella benda sull’occhio la sua più evidente espressione. In fondo Stauffenberg è un “fuori schema”, deforme come Kaiser Soze e dotato di capacità superiori, metaforicamente parallele a quelle degli X-Men: lo schema del film si adegua alla sua visione delle cose, attraverso una struttura da ricomporre, dove gli sguardi, i gesti e i messaggi in codice trasmessi dalle postazioni telegrafiche costituiscono i punti da collegare per l’attuazione del percorso e permettono al film di mettere in campo una serie di elementi iconici che elevano la situazione particolare a livello mitico. L’immagine principale in questo senso è quella della Valchiria e dell’omonima opera di Wagner, essenza (opportunamente distorta) del pensiero di Hitler e ispiratrice sia del piano di salvaguardia del regime che di quello volto alla sua disgregazione.

Perché in fondo è ancora una volta una questione di particolari da focalizzare, gli elementi sono disposti sul tavolo fin dall’inizio e bisogna solo sfruttarli a proprio vantaggio per un esito nuovo (come ne I soliti sospetti): ecco dunque che la strategia ideata da Stauffenberg sfrutta un piano già esistente, ma ne cambia la destinazione. A conti fatti la vera “azione” è costituita dall’attentato dinamitardo mirato all’eliminazione di Hitler: è quello infatti il momento “inedito”, innestato nel consueto scorrere del reale, che da solo permette l’attuazione dei successivi e scompagina le carte, che quindi possono essere rimescolate per rendere possibile l’inganno.

La costruzione narrativa così congegnata, servita da una sceneggiatura al solito molto concentrata sugli eventi e sui dialoghi dei personaggi, regala al film un incedere a un tempo incalzante e sospeso su una perenne tensione, che lascia aperti gli spazi necessari all’innesto dell’elemento ingannevole. Che è tale per entrambe le fazioni, dove dominano giochi particolari e timori personali e che vede il piano costruirsi su un equivoco (non si comprende se Hitler sia morto o meno nell’attentato), tanto da rendere il tutto una questione di giusta tempistica. Il contrasto già evidenziato fra l’apparenza del reale e la sua sostanza esplode nell’ultimo atto in tutta la sua potenza, sottraendo il film dal facile meccanismo thriller per aprire spazi a una tragedia che Synger governa comunque con mano sicura e stile asciutto, senza indulgere in facili apologie e regalando perciò al tutto una solidità (e sobrietà) che riporta all’idea di cinema cara a Cruise. Il disegno in questo modo si compie, dimostrando la compiutezza dell’opera e il suo equilibrio fra istanze diverse.

Operazione Valchiria
(Valkyrie)
Regia: Bryan Singer
Sceneggiatura: Christopher McQuarrie, Nathan Alexander
Origine: Usa, 2008
Durata: 120’

Intervista a Bryan Singer e Tom Cruise
Sito italiano
Sito ufficiale americano
Wikipedia: Il Piano Valchiria
Wikipedia: L’attentato a Hitler
Wikipedia: La Valchiria, di Richard Wagner
La cavalcata delle Valchirie (clip audio)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La tua è la recensione più completa al riguardo e anche quella che mi ha messo più curiosità, non vedo l'ora di riuscire a vederlo per farmi un'opinione ^^
Ale55andra

Sciamano ha detto...

Tutti i rimandi ai film precedenti di Singer mi hanno gasato!....il film temo di non riuscire a vederlo al cinema. La figura storica di Stauffenberg devo dire che mi ha colpito, prima di questo film in pratica era uno sconosciuto o quasi.