"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

venerdì 17 luglio 2009

Coraline e la porta magica

Coraline e la porta magica

La piccola Coraline si trasferisce in una nuova casa con i genitori, che però non la degnano di attenzione, presi come sono dal lavoro. Fra le varie porte della casa ne spicca una, piccola e murata, che attira la curiosità della bambina, ignara che l’avventura è in agguato. La notte, infatti, il passaggio si apre per condurre a un’altra realtà, dove tutti portano dei bottoni al posto degli occhi e dove gli “altri genitori” di Coraline sono amorevoli e pieni d’attenzione nei suoi confronti. Tutto sembra meraviglioso e irresistibile in questo strano “altrodove”, ma ben presto l’altra madre chiederà a Coraline di fare una scelta…

Bisognerà probabilmente riflettere un giorno sul benefico contribuito che Neil Gaiman sta fornendo al cinema fantasy, in modo costante ma discreto, grazie alla sua attività di soggettista o sceneggiatore e dopo una lunga militanza nel campo dei fumetti (suo il celeberrimo Sandman). Dopo il bellissimo Mirror Mask e il buon Stardust è oggi il turno di Coraline e la porta magica, che si avvale anche della regia di Henry Selick, fortunatamente ormai libero dal cono d’ombra burtoniano dopo l’esordio di Nightmare before Christmas (e converrà quanto prima recuperare anche il suo secondo e poco visto lungometraggio James e la pesca gigante). Sono i loro sguardi trasversali oggi a conferire dignità al racconto fantastico di matrice anglosassone (humus dal quale Gaiman inevitabilmente affiora) e a sposarlo con la perizia tecnica di un’industria hollywoodiana alla perenne ricerca di storie e personaggi.

Un’industria che, come accade con Guillermo Del Toro o con Michel Gondry, è tanto più sorprendente quando è capace di mascherare la sua potenza tecnologica per lasciare spazio a una fattura quasi artigianale, dove l’esibizione dell’artificio diventa strumento per una poetica fondata sull’illusionismo: Selick in questo senso si pone in continuità con una tradizione molto precisa, che è quella di Ray Harryhausen (maestro della stop-motion), in perenne bilico fra avanguardia e artigianalità, e permette alla stessa di fare l’inevitabile passo in avanti grazie alle possibilità offerte da un digitale discreto ma ben presente. Il risultato, ancora una volta, è un piccolo miracolo visivo che regala allo spettatore un prodotto visivamente splendido e pregno di sense of wonder.

Si citava poc’anzi, però, anche la tradizione del racconto fantastico anglosassone, evidente nel riverberarsi di alcune suggestioni che rimandano a Lewis Carrol, per l’attraversamento del confine tra realtà e meraviglia, ma anche all'americano Il Mago di Oz (libro e film): in entrambi i casi l’intento è infatti satirico, la realtà nella quale la protagonista di turno (si chiami Alice, Dorothy o Coraline) si ritrova è uno speculare della precedente, deformata attraverso la chiave del fantastico e i tratti tipici del nostro mondo sono talmente esasperati da chiarire il pensiero critico dell’autore.

Nel caso specifico l’esigenza di dare ancora una volta corpo al sense of wonder non fa venir meno una sorta di inquietudine (sempre presente nelle opere di Selick) rintracciabile nella sostanziale organicità di un universo fantastico proiettato sulla perenne voglia di stupire, ma dove ogni particolare risulta perfettamente ordinato rispetto al compito che si intende seguire: mancano quei piccoli scarti tipici del mondo reale, dove un regalo è inaspettato, un nome viene pronunciato in modo sbagliato e chi si presenta con un comportamento bizzarro a tratti dimostra di saperne molto più di quanto non sembri. In questo senso il film mette in scena una dicotomia fra un mondo imperfetto ma vitale (perché aperto a inattese deviazioni) e un altrodove immaginifico ma sostanzialmente centripeto. Questo, prima ancora della cupezza figurativa di molte situazioni (ai confini con l’horror), rappresenta il cuore nero (e pulsante) della pellicola.

Al fondo resta comunque costante in entrambi i casi un problema di mancanze affettive, che però è rovesciato nelle figure di riferimento: Caroline soffre nel mondo reale lo stesso disagio dell’esistere senza essere considerata che è proprio dell’altra madre nel mondo parallelo. Il che conduce a interessanti possibilità circa il fatto che le due figure possano risultare interdipendenti e che forse l’altrodove non sia nient’altro che un frutto della fantasia di Coraline, suggestione che il film mantiene per buona parte della sua durata, salvo poi sciogliere quando è il momento di tirare le somme. Scelta peraltro comprensibile poiché in realtà Selick e Gaiman non cadono nell’errore tipico di molti racconti similari, dove la fantasia viene infine riposta nel cassetto come orpello inutile e anzi elemento che ha rivelato la sua pericolosità.

Al contrario il mondo di Coraline sembra invece attraversare l’avventura per ribadire il suo essere comunque permeabile alle spinte del fantastico, sintetizzato bene dalla figura del gatto, autentica scheggia impazzita tra i due mondi, altro esempio di personaggio che sembra sapere più di quanto non appaia. Anche per questo il finale, ben lungi dal ripristinare facilmente lo status-quo, chiude su una sostanziale normalizzazione dell’anormalità insita in un mondo pieno di difetti e dove l’inquietudine non si scioglie fino in fondo: e vissero dunque tutti non felici ma contenti.

Coraline e la porta magica
(Coraline)
Regia e sceneggiatura: Henry Selick (dal romanzo di Neil Gaiman)
Origine: Usa 2009
Durata: 100’

Sito italiano
Sito ufficiale americano
Videointervista a Henry Selick (sottotitolata)
Canale ufficiale YouTube del film
Pagina di Wikipedia sul romanzo
Sito ufficiale di Neil Gaiman (in inglese)

2 commenti:

Vision ha detto...

bel film e bella recensione...
a presto!!!

Anonimo ha detto...

Un film che al di là dell'altissima qualità narrativa e comunicativa, è caratterizzato da un'eccellente forza visiva ed emotiva.
Ale55andra