"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

lunedì 28 novembre 2011

Torino 2011: Day 3

Torino 2011: Day 3

Sarà che gli addobbi per i 150 anni dell'unificazione rimandano all'idea di Torino capitale, ma nella terza giornata di proiezioni la sensazione è quella di essere piuttosto in una capitale europea: Parigi innanzitutto, per le opere di Mathieu Amalric, Eugène Green e Woody Allen. Oppure la Londra della scoperta Joe Cornish, fino alla Spagna (ma Barcellona, e non Madrid) di Jaume Balaguerò. Visioni tutte entusiasmanti e che fanno spiccare il volo al festival, attraverso un mix di generi ed emozioni che rinnovano lo stupore e il sogno del rito davanti allo schermo. Amalric (solo regista) parte da una pièce di Corneille per il suo L'illusion Comique (presentato nella sezione "Festa Mobile"), dove un antico dramma di cavalieri e principesse è declinato al presente, mantenendo però il testo originale. Lo straniamento è raddoppiato dai sottotitoli che non rispettano il parlato in rima, costringendo lo spettatore a mantenere un rapporto vigile fra testo e significato: sicuramente la cifra teorica cara al regista ne guadagna, sebbene in modo non convenzionale. Il grande Balaguerò, invece, abbandona per un momento gli infetti di REC ma resta nello scenario di un condominio per il suo Mientras Duermes (sempre "Festa Mobile"), in cui il portiere Gérard perseguita un'inquilina infilandosi nottetempo fra le sue lenzuola: l'invasione dello spazio domestico non è una novità per il cinema spagnolo (viene alla mente l'ottimo El habitante incierto, di Guillem Morales) e Balaguerò è bravo a trasformare un canonico thriller in una parabola esistenziale che cerca l'empatia verso un personaggio sgradevole e in cerca di un posto nel mondo nonché di una ragione per esistere. Viene spontaneo il collegamento con gli sfortunati amanti del bellissimo Le pont des arts, di Eugène Green (protagonista dell'omaggio di “Onde”), che sulle arie di Monteverdi costruisce un melodramma sulla ricerca dell'amore nella vita e oltre la morte, dove musica, sogno e filosofia si intrecciano, ma non mitigano la cifra squisitamente emozionale che l'impossibile e struggente rapporto fra uno studente insofferente verso l'università e una cantante di musica barocca regala allo spettatore. Un film anche questo teorico nella sua costruzione visiva perfettamente geometrica, ma capace di slanci lirici profondamente toccanti e di un'ironia velata ma gustosa, che si insinua nei dialoghi e nelle caratterizzazioni dei personaggi. Non hanno invece bisogno di transitare verso altri luoghi, dimensioni o epoche i giovanissimi protagonisti della rivelazione franco-inglese Attack the Block (in Concorso Lungometraggi), decisi come sono a difendere con le unghie e i denti (o meglio con katane e mazze da baseball, ma c'è spazio anche per pistole ad acqua caricate a benzina!) il loro quartiere, teatro di un'invasione aliena. Il regista Joe Cornish (che è amico di Edgar Wright, con cui ha scritto il Tin Tin spielberghiano e che concede un cameo al grande Nick Frost) lo ha presentato come un incrocio fra Super 8 e 8 Mile, ma il suo film è soprattutto una intelligente e folle corsa in un immaginario capace di unire pochi mezzi a ottime trovate sceniche, con un ritmo scandito da dialoghi divertentissimi e una capacità di trasfigurare il clima da rivolte londinesi in uno scenario fantascientifico. Da noi uscirà per Filmauro, prendete nota. A tirare le somme giunge infine un Woody Allen in forma smagliante, che con il nuovo Midnight in Paris (ancora "Festa Mobile") porta un simpatico Owen Wilson a vivere parentesi di sogno in una Parigi che a mezzanotte si trasforma nella città degli anni Venti, frequentata da Fitzegerald, Picasso, Dalì e Hemingway: una fiaba dolce ma tutt'altro che assolutoria nei confronti della nostalgia che porta a incensare acriticamente il passato. Allen affronta questo intrigante spunto con la levità del giovane sognatore, ma anche e soprattutto con il pragmatismo e la maturità dell'uomo di esperienza, che sa infine tornare nel suo tempo. Come Torino alla fine della giornata torna a essere la bellissima città che da anni conosciamo, lasciandosi alle spalle le illusioni capitoline, ma mantenendo la concretezza dell'esaltante giornata di cinema che è stata capace di offrirci.

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