"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

martedì 29 novembre 2011

Torino 2011: Day 4

Torino 2011: Day 4

Una delle mancanze che si avvertono al Torino Film Festival 2011 è quella del comodo servizio di navette che portava gli spettatori da un capo all'altro del percorso cinefilo, ovvero dal multisala Massimo all'altro grande luogo delle proiezioni (il cinema Ambrosio negli anni passati, il Reposi in questo): si è dunque costretti a “concentrare” le visioni tutte nella stessa area per evitare faticosi andirivieni e sarà anche per questo che la quarta giornata si è rivelata un autentico tour-de-force con spettacoli a distanza ravvicinata e senza un momento per tirare il fiato! D'accordo, ormai si è completamente “dentro” l'atto del macinare pellicole senza sosta, ma a un certo punto ci si sentiva come i poliziotti di Serbuan Maut – The Raid, il film che rappresenta l'Indonesia nel concorso lungometraggi e che si rivela un action a rotta di collo, con una squadra di teste di cuoio che danno l'assalto al palazzo dove vive un boss della mala. Si risolve tutto in una carneficina con gli abitanti del condominio che, armati di machete, si schierano con il “cattivo”, ingaggiando furiose battaglie. Al di là del ritmo e delle magnifiche coreografie di lotta (come non se ne vedevano da tempo), il film colpisce per la teorizzazione di una possibile società verticistica rappresentata dai piani del palazzo, dove ogni personaggio sogna la scalata come affermazione personale, in un mondo dove la corruzione ha eliminato ogni possibile status. Potrebbe diventare un cult, speriamo in una distribuzione ufficiale. Non dovrebbero invece esserci problemi per gli altri due americani di “Festa Mobile”, il canadese Wrecked e lo statunitense A Good Old Fashioned Orgy: il primo racconta le tribolazioni del sopravvissuto a un incidente d'auto. E' bloccato nell'abitacolo, affetto da amnesia e i pochi dati a sua disposizione lo classificano come ladro di banche. E questo è solo l'inizio. Lo spunto è intrigante, sebbene si situi nel solco di recenti opere come Buried o 127 ore e quindi il torto che il regista Michael Greenspan si fa è quello di non osare troppo, affidando tutto a una costruzione che lentamente lascia andare tutti gli incastri al posto giusto senza lasciare dubbi alle spalle. Merita comunque attenzione l'interessante andirivieni fra la realtà e le visioni del protagonista, che – seppur in modo un po' abbozzato – immergono lo spettatore in uno spazio mutevole e capace di aumentare il senso di smarrimento. Nella parte del protagonista fa piacere ritrovare il sempre partecipe Adrien Brody. Si cambia invece del tutto registro con il film di Alex Gregory e Peter Huyck, autori del David Letterman Show, che raccontano l'ultima estate di un gruppo di amici ultratrentenni, decisi a festeggiare l'evento con... un'orgia! In bilico fra goliardia e perbenismo, i due registi se la cavano, componendo un divertito affresco generazionale che nella ricerca di un ultimo sfogo di gioventù diventa un autentico rito di passaggio per i personaggi. Ne consegue che, sì, diversamente da quanto il moralismo americano possa far pensare, alla fine non solo l'orgia si tiene davvero, ma proprio questo permette ai nostri eroi di trovare la quadra delle rispettive vite! Niente male per una giornata che in fondo sin dalle prime battute si era connotata come irriverente: l'apertura mattutina era stata infatti tutta per Robert Altman con l'ancora perfettamente caustico M.A.S.H., fra le punte di diamante della sua retrospettiva.

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