"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

venerdì 2 dicembre 2011

Torino 2011: Day 7

Torino 2011: Day 7

Sebbene si sia imboccata la fase finale che condurrà alla premiazione di sabato sera, il Torino Film Festival non ha ancora smesso di interrogarsi sul senso della realtà e di produrre visioni in grado di affascinare, anche quando si parte da temi già sfruttati in precedenza: la settima giornata è stata dunque quella degli immaginari consolidati e del rapporto padre/figlio. A volte il padre è un inetto proprietario di un negozio di pesci che resta coinvolto nei loschi affari di un collega che ne fa il suo tirapiedi per eliminare le persone scomode, in un tripudio di corpi scarnificati, sesso e sangue a volontà. Si sarà capito che siamo tornati dalle parti di Sion Sono, con il suo Cold Fish che descrive la realtà nipponica con la durezza che ormai abbiamo imparato a conoscere (e temere): il film è una sorta di Cane di paglia dei nostri giorni, più lineare ma sempre impietoso nello sconvolgere l'ordine costituito raccontando la vacuità delle sovrastrutture su cui si reggono famiglie e società, tanto da non lasciare speranze sul campo. L'impossibilità di ricominciare e la redenzione negata sono anche i temi al centro di Ghosted, film inglese di Craig Viveiros presentato nel Concorso Lungometraggi: dramma carcerario di discreto livello su un detenuto modello che prende sotto la sua ala protettrice un ragazzo con cui spera di costruire quel rapporto filiale negatogli dalla morte del figlio, ma le cose non andranno come previsto. Se invece l'attenzione si punta su una ragazza ecco la Josephine di Die Unsichtbare – Cracks in the Shell (per la regia di Christian Schwochow, presentato in "Festa Mobile"), che diventa la prediletta di un regista teatrale, il quale la costringe a confrontarsi con i suoi demoni per dare più spessore alla parte. E i demoni sono una difficoltà a relazionarsi con il genere maschile dopo l'abbandono del padre, e una madre che dedica tutte le attenzioni alla figlia disabile. Il tutto in una struttura “in crescendo” che può rimandare a classici del conflittuale rapporto arte/vita sublimato di recente in modo magistrale dal Cigno nero di Darren Aronofsky. Il film condivide con quello di Viveiros una messinscena spartana e quasi televisiva (stante il formato Scope) che si sposa a una progressione alquanto prevedibile: in ogni caso la visione scorre senza intoppi rivelandosi interessante e anche intensa, soprattutto in virtù delle ottime prove attoriali. Quale legame ci possa essere poi fra questi figli/padri e i giovani protagonisti di Xiao Shi Da Kan – Honey Pupu, del taiwanese Hung-i Chen, è presto detto: pur mancando i padri, in questo caso, si continuano a esplorare i territori dell'assenza, con la vicenda che vede alcuni ragazzi cercare un compagno scomparso, lungo un percorso che li porterà a intrecciare un mondo in continua evoluzione, dove la realtà è letteralmente cangiante e i cimeli del passato rimandano a una memoria perduta. In ossequio alla sezione “Onde” dove è stato presentato, Honey Pupu propone un linguaggio non lineare e aperto alla sperimentazione, con inserti onirici, sovrapposizioni, realtà virtuali e trasparenze per raccontare un presente che fagocita il passato e lascia scomparire i suoi “pezzi”: cosa può restare dell'amore in un mondo senza memoria? Un film non facile, ma che unisce lo sguardo metropolitano di un Hou Hsiao Hsien a una vena surreale e poetica molto originale: una delle folgorazioni del festival. Chiusura ancora affidata al rapporto con la memoria attraverso il documentario animato Tatsumi (di nuovo "Festa Mobile"), diretto da Erick Koo e incentrato su Yoshihiro Tatsumi, uno dei veterani del manga, la cui vita è raccontata con uno stile ripreso dai suoi fumetti e intervallata ad alcune delle sue storie. Un modo per riflettere sia sulle strategie dell'arte che sulla Storia del Giappone. E il cerchio, anche per quest'oggi, si chiude.

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