"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

martedì 23 luglio 2013

Jenifer - Istinto assassino

Jenifer - Istinto assassino

Frank Spivey, agente di polizia, sorprende un uomo che sta per uccidere una ragazza e lo uccide con un colpo di pistola. La sventurata, Jenifer, è una ragazza con il volto orribilmente sfigurato e apparentemente incapace di provvedere a se stessa. Frank decide di prenderla sotto la sua custodia, nonostante il parere contrario dei familiari, che finiscono con l'abbandonarlo. Soggiogato ben presto dalla carica sessuale espressa da Jenifer, Frank precipita progressivamente in un vortice di orrori e oscilla fra la voglia di “normalizzare” la sua situazione e la difficoltà nel nascondere l'insaziabile furia omicida della ragazza.


Quarto episodio della prima stagione dei Masters of Horror, questo Jenifer è tratto da una breve storia a fumetti, scritta da Bruce Jones e disegnata da Berni Wrightson, apparsa in un numero della rivista Creepy nel 1974. A dirigere la versione “live action” c'è il nostro Dario Argento, su una sceneggiatura redatta da Steven Weber, che interpreta anche il ruolo principale. Questo coacervo di influenze si rispecchia in una struttura narrativa semplice e un po' meccanica (tipica delle storie originali), e uno stile visivo in cui Argento, alla sua consueta cifra visionaria, predilige un approccio più classico, in bilico fra realismo esasperato e svolte grottesche che facciano risaltare con più forza la componente splatter. Missione compiuta, a quanto sembra, considerati i piccoli tagli che l'episodio ha dovuto suo malgrado subire.

In effetti, come già in altre opere dell'ultimo Argento, sembra che il regista italiano abbia scoperto il corpo in quanto coacervo di orrori: se la prima fase della sua carriera è più incentrata sulla componente psichica e sull'attacco ai nervi dello spettatore, stavolta emerge una fisicità prepotente e in grado di suscitare sentimenti opposti: amore/odio, eros/thanatos e un senso di sgradevolezza fisica immediata per il volto sfigurato della “donna-mostro”, che però si stempera nella forte carica erotica espressa dal suo corpo perfetto. Argento, insomma, riprende delle figure retoriche già portate in evidenza in opere come Phenomena, dove l'impatto virulento delle scene di morte non faceva venir meno una certa malinconia di fondo e lasciava perciò spazio a dinamiche umane tali da rendere la storia una sorta di deviato racconto d'amore.

C'è, quindi, un'ambiguità di fondo che permea tutta la vicenda e che si ritrova nella doppia natura di Jenifer, corpo da adorare e belva feroce che uccide selvaggiamente chiunque le capiti a tiro (a volte anche con gustose citazioni, come accade con la bambina che occhieggia a Frankenstein), nonostante la sua apparente vulnerabilità. Si crea in questo modo una continua oscillazione fra elemento forte e debole della coppia, con un protagonista espressione dell'autorità, ma pure vittima dell'istinto perché soggiogato sessualmente dalla ragazza, come a cercare un filo che unisca la cifra “fisica” del nuovo corso, con i sentieri insondabili della mente della prima produzione argentiana.

Su tutto, comunque, domina una scelta brillante, che marca in maniera precisa la differenza con la storie originale di Creepy e con i modelli alla EC Comics: ovvero quella di lasciare totalmente da parte qualsiasi considerazione di ordine morale sulla vicenda. Il destino di perdizione cui va incontro Frank, infatti, non è motivato da una qualche volontà suprema di punire l'uomo per le sue mancanze (come invece sembra accadere nel fumetto originario, dove il protagonista nasconde l'omicidio iniziale con cui ha salvato Jenifer, sperando di farla franca). La sceneggiatura sembra pure propendere per una simile ipotesi, quando ce lo mostra padre e marito incapace e irrealizzato, ma la regia di Argento vira chiaramente da un'altra parte, che è puramente fenomenologica. Jenifer è un mostro perché deve esserlo e la coazione a distruggere le vite di chi intreccia il suo cammino è una conseguenza naturale di qualcosa che non ha una motivazione alle spalle (almeno per tre quarti del racconto). Ciò che conta è quello che accade, ovvero il legame particolare che si stabilisce tra i personaggi, fatto di scene di sesso perfettamente crude: merito anche della straordinaria prova di Carrie Anne Fleming, che riesce a far emergere la carnalità di Jenifer dietro il make up esasperato.

Quasi una dichiarazione d'intenti per un'idea di cinema che in fondo, non ha altro obiettivo che indagare l'ambiguità e i sentimenti contrastanti posti in essere dall'irruzione di un elemento dionisiaco in una realtà altrimenti apollinea. La deviata storia d'amore enunciata in precedenza diventa così anche una sorta di viaggio fantastico che il regista continua a compiere in una dimensione alterata, dove le percezioni sono più forti, gli istinti più profondi e la scoperta del lato oscuro della vita diventa un inevitabile viaggio verso la realizzazione della distruzione. A suo modo, è questa la mostruosa bellezza che gli interessa.


Istinto assassino
(Jenifer)
Regia: Dario Argento
Sceneggiatura: Steven Weber
Origine: Usa, 2005
Durata: 50'


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1 commento:

myers82 ha detto...

uno degli episodi migliori del serial "masters of horror" magari gli attuali film di Argento fossero ai livelli di questo mediometraggio.