"C'è chi crede in dio o nel denaro. Io credo nel cinema, nel suo potere. L'ho scoperto da ragazzino, mi ha aiutato a fuggire da una realtà in cui ero infelice. È una delle forme d'arte più alte che l'uomo ha concepito. Credo nel suo futuro."
(John Carpenter)

martedì 15 marzo 2016

Viaggio a Tokyo, di Vincenzo Filosa

Viaggio a Tokyo, di Vincenzo Filosa

La citazione (volontaria?) dal capolavoro di Yasujiro Ozu non tragga in inganno: il viaggio del titolo è qui una quest dal sapore autobiografico con cui il fumettista calabrese Vincenzo Filosa racconta il suo incontro-scontro con la cultura nipponica nella capitale di quel lontano paese. Appassionato di fumetti e con una particolare curiosità verso gli aspetti meno noti del manga, Filosa ha infatti visitato la città giapponese per istruirsi direttamente “sul campo” e emulare così i maestri del manga e del gekika: quale sia la differenza tra queste due forme espressive ce lo racconta il suo alter ego Francesco che, per l'appunto, viaggia a Tokyo per fare incetta di volumi e studiare lo stile dei mostri sacri. In primis Osamu Tezuka, il “dio del manga” che qui appare più come un riferimento per il genere che come modello del lavoro di Filosa, maggiormente legato al gekika, il manga “adulto” e “realistico” che ha il suo esponente di maggior spicco in Yoshihiro Tatsumi (autore di Una vita tra i margini, in Italia per Bao).

Dimostrando una volta di più la sua intelligenza anticonformista, però, Filosa accentra la sua attenzione in particolare su due figure meno note del filone, i fratelli Yoshiharu Tsuge e (in particolare) Tadao Tsuge, che Francesco letteralmente insegue nella speranza di incontrare nel suo negozio in Edogawadai. Il racconto di questa ossessione si intreccia con quello della vita nella capitale e con lo spaesamento che il timido studente italiano prova di fronte alla particolare realtà nipponica, e alla vertigine sensoriale data dall'impatto con una metropoli variegata e non priva di punti controversi (si citano anche i casi di suicidio ormai avvertiti quasi come rituali nelle gallerie della metropolitana o nei boschi circostanti). Questo aspetto finisce ben presto per assorbire la maggior parte della narrazione, attraverso uno stile di racconto che abbraccia totalmente la visione soggettiva di Francesco, mescolando, senza soluzione di continuità, realtà e sogno a occhi aperti, esperienze reali e percezioni allucinate che restituiscono un timor panico verso un mondo concreto ma allo stesso tempo alieno.

Pertanto, la dimensione fiction data dal fumetto si intreccia alla componente autobiografica, in una forma intermedia fra l'estetica propria del gekika e il racconto di formazione all'occidentale: il fumetto ha infatti l'aspetto di un autentico manga, con tanto di senso di lettura ribaltato e soluzioni visive debitrici dei vari maestri. Sebbene abbastanza omogeneo nello stile, infatti, il disegno presenta sensibili differenze tra i vari capitoli, a volte si fa più realistico e fine nel tratto, in altri casi assume una caratura più essenziale, con poche linee a descrivere le forme e le situazioni, fino a momenti dichiaratamente grotteschi – lo stesso Francesco sembra uscito visivamente da un'opera di Shigeru Mizuki, pure evocato nelle visioni allucinate della foresta dei suicidi. Per questo motivo il ritmo può apparire a tratti frammentato e spiazzante, l'impressione è quella di un racconto che a volte “salta” da una situazione all'altra, ma in questo modo riesce a riprodurre il senso di spaesamento del suo protagonista. Trasferendo la sua curiosità anticonformista nella stessa raffigurazione del Giappone, Filosa ci propone un'opera piena di riferimenti alla cultura pop nipponica (molto noti anche in Occidente), ma allo stesso tempo ci mostra un Giappone inedito, oscuro, notturno e animato da una violenza casuale e perciò disumana, ma dove pure è possibile stringere amicizie forti e trovare spazio per gli affetti.

La ricerca dei propri numi tutelari torna rilevante nella parte finale, con il possibile incontro con Tadao Tsuge, il cui destino è bene lasciare alla scoperta dello spettatore. L'opera è realizzata per l'editore bolognese Canicola, che testimonia anche in questo caso la scelta per realtà più di nicchia e anticonformiste, ma non per questo meno interessanti.





Viaggio a Tokyo
di Vincenzo Filosa
Canicola, Bologna, 2015
264 pagine, 18 euro

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