Per il potere di
Grayskull
Amati e odiati in egual
misura, gli anni Ottanta restano un decennio controverso: spensierati
o futili? Fantasiosi o egoisti? A sostenere le ragioni assolutorie è
soprattutto un'ampia saggistica che poggia sull'effetto nostalgia,
sulla consapevolezza che un'intera generazione ha attraversato quel
periodo negli anni della prima infanzia/adolescenza, assorbendo per
osmosi il ricchissimo insieme di influenze prodotte da cinema,
televisione, fumetti e quant'altro, senza preoccuparsi troppo del
resto. Si deve comunque precisare come questo tipo di rievocazioni
spesso indichino come “anni Ottanta” un periodo che in realtà si
allunga perlomeno fino ai Sessanta, complici gli sfasamenti temporali
della distribuzione – l'invasione dei cartoni animati giapponesi,
ad esempio, ha importato con un paio di decenni di ritardo materiale
anche molto precedente.
Molti libri si sono
perciò impegnati a fare da guida in questo mare magnum di
suggestioni infantili: Per il potere di Grayskull di
Alessandro Apreda si presenta come uno dei più agili e divertenti,
complice un piglio che è allo stesso tempo partecipe e
demistificatorio, perché orientato a esaltare alcuni paradossi
dell'epoca. L'autore infatti ci tiene a precisare che il volume, più
che una guida canonica è “un insieme di ricordi e suggestioni
che quel periodo porta ancora alla mente, patrimonio comune,
trent'anni più tardi, per chi all'epoca era già in giro a fare
danni con un pupazzino dei Masters o una Barbie in mano” – il
che ci riporta anche alla precisazione di cui sopra, essendo la
bambola Barbie in giro fin dal 1959.
Chi frequenta la
blogosfera ha già familiarità con il particolare stile di Apreda:
il suo blog L'Antro Atomico del Dr. Manhattan è infatti
un'autentica bibbia della nostalgia, affrontata con piglio
sistematico ma non apologetico, grazie a un'ironia sempre vincente e
uno stile scoppiettante (sublimato da una serie di neologismi in
parte presenti anche nel volume qui considerato), in grado di
restituire immagini sempre molto vivide – si pensi a frasi come
“palloni di cuoio veri ne giravano pochi, e quelli che giravano
finivano presto spellati sull'asfalto mangiaginocchia o ingoiati da
voraci balconcini di condomini anziani”.
Il libro evoca così, con
semplicità e divertimento, quindici punti nodali dell'immaginario
anni Ottanta, spesso associati ad altrettante icone: le proiezioni
cinematografiche gratuite per vendere enciclopedie; lo zainetto
Jolly; il calcio giocato per strada con il Super Santos; la linea di
giocattoli dei Masters of the Universe; l'invenzione del Walkman, i
cartoni animati giapponesi sportivi e di robot; i telefilm; le sale
giochi; gli home computer della Commodore; il Cubo di Rubik (non
amato dall'autore); le bici BMX; l'estetica tamarra dei film
alla Top Gun; i cataloghi della Postalmarket e il cinema di
fantascienza.
Ne viene fuori una
geografia di luoghi e segni che Apreda affronta da una prospettiva
chiaramente molto personale, ma che riesce a creare risonanza con i
lettori che hanno effettivamente vissuto quel periodo, segno della
particolare comunanza di vedute e interessi che ha unito suo malgrado
lo stivale. Per il lettore novizio sarà invece interessante notare
gli incredibili paradossi di un'epoca che espandeva la
modernizzazione iniziata nei Sessanta del boom economico, modulandola
attraverso un'estetica del futuro ormai a portata di mano (si
noti l'elemento tecnologico dato dagli home computer, dal Walkman o
dalla fantascienza), attraverso scaltre strategie di massa (le catene
di giocattoli come i Masters o i Transformers). Apreda in questo
senso è bravo a sottolineare come si trattasse soprattutto di una
illusione di futuro, attraverso estetiche kitsch, pur
nei toni ammorbiditi garantiti dall'effetto nostalgia. In questo
senso, ogni capitolo è chiuso da una nota in cui si sottolineano le
differenze tra passato e presente (“Ti accorgi che sono passati
trent'anni perchè...”), tra un decennio che si credeva
all'avanguardia, e una realtà che ne ha presto smascherato le
velleità.
Il fine, come già
evidenziato, resta comunque assolutorio, volto a orientare
l'entusiasmo di un'epoca che esaltava il piacere del fantastico a
misura di bambino e che, fra le varie mostruosità del caso, ha anche
seminato molte opere positive. La prospettiva a volo d'uccello non
garantisce eccessivi approfondimenti, e a volte cede eccessivamente
alle logiche di una scrittura che vuole far soprattutto divertire, ma
nel complesso il ritratto è sincero e piacevole alla lettura, nella
consapevolezza che “sfilare quegli occhiali con le lenti rosa
[della nostalgia] è sempre un casino”.
Per il potere di
Grayskull – Meraviglie e mostruosità degli anni 80
di Alessandro
“DocManhattan” Apreda
2014
Limited Edition Books,
Reggio Emilia
128 pagine
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